Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali indica che nel 2023 il numero dei minori stranieri non accompagnati è stato in forte aumento. Al 31 dicembre infatti, erano 23.226, ovvero 2.300 in più rispetto a quelli presenti in Italia al 30 giugno dello stesso anno. Si tratta di bambini e di ragazzi con un passato difficile, che arrivano nel nostro Paese con un fardello di responsabilità e che si trovano ad affrontare la realtà che li attende in una condizione di forte vulnerabilità.
Interris.it ha intervistato Carola Iacuitto, responsabile di AltriLegami, progetto realizzato dal Borgo Ragazzi don Bosco di Roma in collaborazione con Unicef per contrastare la povertà e l’espulsione dei minori che arrivavano in Italia alla ricerca di un riscatto sociale per sé e per la propria famiglia.
Carola, in cosa consiste la parte centrale del vostro progetto?
“Promuovere la diffusione dell’affido dei minori stranieri non accompagnati e metterlo a sistema, coinvolgendo le comunità locali. Proponiamo attività di solidarietà e affido familiare, in cui le coppie o persone singole che decidono di intraprendere questo percorso, si sentano attivamente supportate da noi operatori e da altre famiglie che, come loro, hanno detto sì all’affido”
Quali sono le difficoltà maggiori che affrontate?
“Soprattutto i tempi troppi lunghi che il tribunale ha per elaborare i decreti di affido. Fortunatamente invece, in questi tre anni di progetto, ci siamo interfacciati con una società molto disponibile a questo tipo di accoglienza e con tanti minori desiderosi di essere accolti in famiglia o di avere comunque qualcuno che abbia un pensiero e una cura per loro”.
Quali sono le tappe del vostro progetto?
“Si parte dalla sensibilizzazione, rivolta sia ai ragazzi accolti in struttura che non conoscono l’affido come una valida opportunità, sia alle famiglie che potrebbero aprirsi all’accoglienza. Segue un’attività di formazione teorica-esperienziale, rivolte alle famiglie che hanno l’opportunità di osservarsi e osservare ciò che accade dentro di sé, entrando in contatto con temi. In seguito, si effettuano colloqui con le famiglie che hanno terminato il percorso, per conoscere e mettere insieme disponibilità e bisogni. Confermate disponibilità ed efficacia del percorso, ogni famiglia viene inserita in gruppi di accompagnamento con famiglie affidatarie e solidali, fino all’abbinamento tra famiglia affidataria/solidale e minore”.
Come avviene l’inserimento nel nucleo familiare?
“Si tratta di una relazione che si crea in un modo graduale, con un costante accompagnamento psico-pedagogico e un supporto continuo dei servizi sociali. Ogni incontro è unico, per questo viene sin da subito personalizzato e modulato in base ai bisogni del minore e della famiglia. Si inizia con una fase di frequentazione scegliendo un momento informale (cena, merenda, ecc…) che possa favorire l’incontro, per arrivare poi gradualmente ad un incontro esclusivo, rispettando i tempi e le caratteristiche del minore e della famiglia accogliente, per evitare il fallimento dell’abbinamento. Inoltre, una volta al mese si incontrano tutti gli attori che gravitano attorno al minore per decidere quali sono i passi successivi da compiere”.
Che valore ha per questi ragazzi la famiglia?
“Si tratta di un luogo accogliente che li mette al sicuro e permette loro di pensare a un futuro migliore che, senza questo tipo di progetto, non avrebbero potuto immaginare di avere. Per un minore che ha affrontato un viaggio insidioso verso una terra sconosciuta è fondamentale infatti trovare qualcuno attento ai suoi bisogni. Sapere e sentire che ‘qualcuno ha un pensiero per me’ crea un benessere fisico ed emotivo che aiuta a ricostruire un senso di fiducia in se stesso e verso gli altri”.
di Elena Padovan, per Interris.it