Diamo la parola ai partecipanti al Percorso “Andate in tutto il mondo”, un cammino di approfondimento teologico e pastorale, organizzato dai Salesiani dell’Italia Centrale, giunto ormai alla sua IV edizione.
Qual è l’impressione che hai avuto da questi cinque giorni di full immersion nel percorso di teologia e pastorale?
Silvia Perata, Varazze: «Molto, molto bene, nel senso che ti dà veramente la possibilità di poter andare nella profondità del tuo percorso, la fede, anche la tua fede, per poter essere generativi e quindi per poterlo donare agli altri, ai nostri giovani con cui quotidianamente condividiamo la missione».
Cosa ti è piaciuto di più di quanto hai vissuto in questi giorni ad Alassio?
Diletta Ferri, Livorno: «Approfondire alcune tematiche che rimangono sempre di solito un po’ in superficie e riuscire ad andare più in profondità e capire effettivamente che cosa c’è dietro. Ho capito l’importanza di una logica, avendo la possibilità di ricevere una risposta più strutturata ad alcune domande. Il tema di Dio che è Amore, che è libero di creare le proprie creature e del tuo rapporto con noi. La nostra libera scelta di rispondere e di fare parte del suo piano per noi».
Qual è l’argomento che gli è piaciuto di più?
Mattia Cimolato, Varazze: «Io esulerei degli argomenti, perché avevo il timore di un percorso troppo universitario. In realtà ho scoperto il vero valore comunitario e spirituale dell’esperienza».
Come mai un giovane animatore viene invitato a questo percorso formativo?
Alessandro D’Achille, Latina: «Un percorso di questo tipo è fondamentale nella nostra vita di educatori, di animatori: avere un migliore rapporto con Dio, che sia anche fondato – oltre che sul proprio cammino di fede – su delle conoscenze tipo teologico e pastorale. È essenziale crescere anzitutto noi e poi far crescere i ragazzi. Mi ha colpito particolarmente l’antropologia teologica».
Quali idee ti sono frullate per la testa in vista del tuo lavoro in mezzo ai ragazzi?
Luigi Cennamo Sbarra, Alassio: «Sicuramente tante riflessioni hanno fatto molto bene a me, innanzitutto. E poi mi saranno utili proprio nel rapporto umano coi ragazzi. Anche perché oltre ad insegnare Arte nella Scuola Media, sono anche docente di sostegno, un ambito nel quale certamente si mette ancora più in gioco la dimensione umana».