Mandati – introduzione
“Li avete sempre con voi” (Mc 14, 7), si intitola così il sussidio che ci sta accompagnando in questa nostra esperienza missionaria nel quartiere Paolo VI di Taranto. Questa frase del Vangelo, che fu ripresa da Papa Francesco in occasione della V Giornata Mondiale dei Poveri, è perfetta per noi. Breve ed efficace ci è arrivata dritta al cuore appena l’abbiamo letta, nel momento in cui ci è stato presentato il sussidio, ricco al suo interno di documenti e storie relative all’oratorio e all’educativa di strada. Gesù ci dice che i poveri sono davvero sempre con noi, in ogni momento, specialmente nel nostro cuore. Lo sono sia quando siamo fisicamente con loro e ci mettiamo al loro servizio sia quando, per qualsiasi motivo, ce ne dobbiamo allontanare.
I poveri sono in mezzo a noi e non possiamo ignorarli, né tantomeno contarli. L’invito che ci fa Gesù è di farli diventare parte della nostra vita e strumento di salvezza. Dobbiamo amarli e abbracciarli tutti. È dunque fondamentale che non esista niente che possa abbattere il nostro carisma missionario.
In questa esperienza missionaria siamo stati chiamati come servizio primario all’animazione di strada, ovvero al tentativo di portare la gioia e il sano divertimento dell’oratorio per le strade del quartiere Paolo VI. Più precisamente, la comunità con cui stiamo lavorando ci ha indicato come zona di interesse specifico il piazzale Nenni del quartiere Paolo VI. Questo nostro servizio con l’oratorio di strada si è svolto di mattina, con l’obiettivo di portare ai ragazzi del quartiere, che vivono ogni giorno la strada, una proposta sana di divertimento e gioco insieme per capire come si possa approcciare alla vita di strada in maniera moderata e un minimo organizzata pur non rinunciando al divertimento ma, contrariamente, ampliandolo.
Il piazzale
Piazzale Nenni sembra un luogo dimenticato da Dio e sicuramente dimenticato dagli uomini, tranne che per chi ci vive: un luogo indimenticabile. Un enorme piazza bruciata dal sole e dagli incendi dolosi della spazzatura abbandonata che è evidente come si espandano in tutta la piazza ricoperta di sterpaglie secche e rifiuti abbandonati.
Un luogo disabitato? No: la piazza è circondata da enormi palazzi che ne seguono precisamente il contorno. I cosiddetti “grattacieli” – grigi palazzoni residenziali – si stagliano sopra la piazza di terra e spazzatura bruciate. Il binomio cromatico formato dal grigio dei palazzi e dal giallastro e il nero delle sterpaglie della piazza è impressionante.
Dalle finestre e dai terrazzi, ammassati come celle d’api, si affacciano timidi volti mezzi nascosti a causa del caldo e per chissà quali sentimenti di vergogna o di diffidenza ma che comunque portano a preferire il nascondimento. Una luce che non brucia come il sole sono queste suore che sfidano gli occhi minacciosi di chi sa che la loro opera ha il potenziale di svuotare i vivai della malavita, di chi sa che l’Amore libera e di chi vuole persone schiave della loro povertà. Queste donne consacrate sfidano il caldo e l’imbarazzo, tutto ciò per far scendere dalle loro case-celle questi giovani dai cuori ancora incorrotti, ancora permeabili all’Amore. Sfidano le minacce della criminalità e della sua cultura mafiosa, le richieste assurde delle famiglie del posto disincentivando l’assistenzialismo e incarnando la Carità, ma solo nella Giustizia e nella Verità.
Il quartiere Paolo VI è difficile, di periferia pura, i ragazzi subiscono tanto la povertà e la microcriminalità. Il Piazzale è un concentrato all’ennesima potenza di tutto ciò. Tutti i ragazzi vivono situazioni molto complicate, vittime innocenti della cultura mafiosa che pervade le strade del quartiere. Tra parenti in carcere o che vivono attivamente il giro di criminalità della zona, genitori con problemi di tossicodipendenza e tutti i traumi che ne derivano, i ragazzi di questo quartiere crescono indubbiamente di fretta, obbligati a capire e interiorizzare le regole della strada fin dai primi anni d’infanzia. La loro vita incomincia in questo modo e si sviluppa di conseguenza: pochissime le speranze di un futuro diverso e ancor meno sono proprio le possibilità anche solo di immaginarselo. È impressionante vedere come facciano fatica ad ipotizzare, sognare, un futuro più onesto e roseo.
Dalla strada all’oratorio
Nonostante tutto ciò, la cui narrazione è chiaramente necessaria per comprendere il contesto di questa esperienza e le sue dinamiche, stiamo assistendo a tanti piccoli grandi miracoli e siamo assolutamente consapevoli di star vivendo un’esperienza meravigliosa che ci sta insegnando tanto.
Nel concreto, stiamo facendo un’attività di oratorio di strada, che abbiamo deciso di intitolare a Michele Magone, nella sua forma più semplice e concreta: andiamo in piazza la mattina, facciamo scendere i ragazzi e giochiamo con loro a casa loro – ovvero per strada -. La ricetta di questo lavoro? Megafono, musica, due palloni e una bella dose di audacia. Tra qualche parolaccia, qualche bestemmia, qualche litigio e un po’ di polemiche qua e là, siamo riusciti a portare i ragazzi di strada in oratorio!
Non solo si sono fidati di noi e si sono lasciati introdurre e accogliere in oratorio, ma si stanno trovando bene e dicono che hanno intenzione di tornare anche a settembre – preghiamo! – e pensiamo non ci sia risultato più bello di questo! I ragazzi di qua sono davvero speciali: nonostante vivano situazioni estremamente gravi, delicate e precarie – o forse proprio grazie a ciò -, si sono subito affezionati a noi apprezzando profondamente il nostro stare con loro, sprizzando gioia quando giochiamo insieme e mettendosi immediatamente in gioco nelle attività dell’oratorio che gli sono proposte. Dal canto nostro, ci siamo altrettanto velocemente affezionati a loro. Sono bellissimi: hanno dei volti innocenti e gioiosi, con un semplice sguardo riescono a comunicare il loro bisogno di amore e cura e la loro necessità di trovare un qualcosa che possa donargli – e nel tempo alimentare – la speranza di un futuro migliore: saperli in pericolo ci tormenta.
Li avete sempre con voi – conclusione
Quanto stiamo vivendo è per noi veramente testimonianza di come il Signore sia davvero ovunque, soprattutto nei luoghi e nei cuori dei ragazzi più poveri e dimenticati. Quest’esperienza ci sta consentendo di comprendere quanto i poveri li abbiamo davvero sempre con noi. Non solo, siamo sicuri che ce ne andremo da qui con la speranza viva che i ragazzi che il Signore ha messo sulla nostra strada in questa esperienza compiranno il loro percorso di crescita e riusciranno a completare il proprio itinerario dalla strada al Paradiso.
a cura di Edoardo Belfiori e Marco Melis
Gruppo Missionario Taranto