Published On: 15 Febbraio 2024
don Antonio Stiappacasse

Camogli 31/10/1935 | + Roma 10/02/2024

Annuncio

La comunità salesiana di Roma – Artemide Zatti e la Circoscrizione Salesiana “Sacro Cuore” – Italia Centrale

annunciano che

È ENTRATO NELLA VITA PIENA

don ANTONIO STIAPPACASSE salesiano presbitero

69 anni di professione religiosa 59 di ordinazione presbiterale morto il 10 febbraio 2024 a 88 anni d’età

I FUNERALI saranno celebrati mar 13 febbraio – h. 9:30 – Cappella Zatti

La salma attenderà la resurrezione nel Campo dei Religiosi del Cimitero Castagna di Genova Sampierdarena

Biografia

Omelia

Don Antonio nasce a Camogli il 31 ottobre 1935 dove viene battezzato, da papà Emanuele e da mamma Maria Solero, ma le sue origini sono anche piemontesi e Toscane. Vive l'esperienza del prenoviziato a Ivrea che era un istituto missionario; il noviziato lo vive a Varazze dal 1954 al 1955 ed emette la prima professione il 16 agosto 1955 poi si sposta a Foglizzo per il post noviziato, consegue il diploma magistrale nel 1958, e quindi si sposta a Penango per gli anni del tirocinio per la teologia sarà a Bollengo fino al 1965. Nel 1961 emette la sua professione perpetua e il 6 Marzo 1965 diventa sacerdote. Così si esprime nella richiesta per entrare in noviziato il 24 maggio 1954: “ho potuto più volte sperimentare che il signore davvero mi chiama al sacerdozio e mi vuole salesiano. Ed io desidero soltanto di compiere la sua volontà chiedo di essere ammesso a noviziato per poter compiere il primo passo… chiedo ancora, se questa è la volontà di Dio, di poter compiere il mio noviziato in missione il signore per sua immensa bontà oltre alla vocazione sacerdotale salesiana mi ha dato pure quella missionaria”. Una volta diventato sacerdote parte prima alla volta dell'india ma quasi subito la sua destinazione missionaria viene cambiata nel Brasile e in particolare nell'Amazzonia. Una terra immensa e bellissima, popolata da tante tribù ancora bisognose di conoscere il Vangelo, una terra che conosciamo per le questioni ecologiche e recentemente anche per l'attenzione che ad essa ha dato Papa Francesco nella sua esortazione apostolica del 2020. Rientrato in Italia nel 2006 nella comunità di Genova Sampierdarena si dedica soprattutto al ministero delle confessioni in parrocchia. Dallo scorso anno le sue condizioni di salute hanno richiesto il suo trasferimento nella comunità di Roma A. Zatti, dove il Signore lo ha chiamato a sé il 10 febbraio 2024.

La scena del vangelo odierno si svolge sulla barca. La barca è sempre stato un elemento comune tra Camogli e l'Amazzonia. Le origini di don Antonio sono sempre rimaste forti in lui e sono rimasti sempre forti anche nel lungo tempo vissuto lontano dalla sua terra; Camogli è una nelle poche cittadine dove ancora si pratica la pesca in maniera professionale con le lampare e anche per don Antonio la barca è il luogo in cui don Antonio ha vissuto tanta parte della sua vita come missionario e quando diciamo “viveva” dobbiamo proprio intendere viveva. Un paio di anni fa mi descriveva il periodo missionario trascorso sui fiumi: “per 40 anni sono stato in missione e per 20 anni sono stato nella missione della prelatura di Humaità, eravamo una comunità di 5 confratelli di cui il vescovo, il parroco e tre missionari itineranti che si muovevano sui fiumi; tra questi ero io. Ci muovevamo in due, il salesiano e un giovane che accompagnava (ogni volta uno diverso). Io stavo fuori circa 25 giorni al mese e 5 giorni poi rientravo per riposare; ogni giorno si raggiungeva un villaggio e si mangiava quello che avevano e offrivano; era molto faticoso perché tenere il timone tutto il tempo era molto stancante, allora ne ho fatto arrivare poi uno più leggero da Genova; si dormiva in barca sotto le stelle tra le zanzare; ripenso con nostalgia a quello come un tempo andato perché stavo bene…”

Nel Vangelo le risposte quasi imbarazzate dei discepoli sembrano indicare veramente una distanza grande fra quanto Gesù vuol far comprendere e quanto in realtà preoccupa loro: il pane. Da un lato Gesù ha spezzato per ben due volte i pani per migliaia di persone e ne sono avanzate sporte piene – l’opera di Gesù è la sovrabbondanza del dono, non il calcolo – dall’altro i discepoli si preoccupano di avere dimenticato il pane – il solo e vero pane che hanno sulla barca sembra non sfiorarli nemmeno come pensiero o riconoscimento. Non è facile seguire e capire Gesù, ma il cuore indurito fa diventare ancor più incomprensibile questa sequela. E allora ecco le domande di Gesù ai discepoli, per riportarli alla realtà che hanno sperimentato e dalla quale dovrebbero aver compreso il suo modo di essere e di agire. Sarebbe come dire: cosa avete visto? Cosa avete sperimentato? E quindi? Tutto questo cosa vi porta a scegliere, a capire, a cambiare e ad accogliere nella vostra vita? Gli stessi numeri di sporte avanzate con cui rispondono, in realtà dovrebbero condurli alla “logica” della sovrabbondanza e del dono․․․ non della preoccupazione e della paura. Ma il cammino è ancora lungo: servirà giungere alla croce e alla risurrezione.

Non è facile tratteggiare il vissuto di una persona che è che ha trascorso la maggior parte della sua vita salesiana così lontano, in una situazione così particolare, potremmo dire perfino isolata; non abbiamo elementi per grandi testimonianze, non possiamo contattare – né loro possono farsi vivi – gli indigeni dei paesi che lui visitava regolarmente con la sua barca. E allora sembra che ci sia poco da dire, ma semplicemente perché tutto quello che possiamo dire è solo quello che lui ci ha permesso di conoscere della lunga esperienza in missione, nella consapevolezza che a volte diventa anche faticoso constatare che solo chi ha vissuto questa realtà la può capire; in realtà possiamo immaginare quanto il Vangelo che abbiamo appena proclamato sia stato vissuto da don Antonio, non preoccupato – esattamente come Gesù – del pane materiale, ma di portare il Pane vero alle persone che incontrava.

L’altro elemento che fin dall’inizio caratterizza la figura dietro Antonio è la sua passione o forse potremmo dire la sua sensibilità innata all'arte e alle sue espressioni. Antonio è una persona che dimostra fin da subito una passione per la pittura per il disegno. Successivamente a questa si aggiunge anche la capacità di saper mettere per iscritto pensieri emozioni sogni, attraverso la poesia. E come non pensare alle sue lunghe giornate da navigante anche lì saranno servite certamente per ripensare di meditare e poi incasellare il tutto quelli scritti… Don Rinaldini diceva che in lui e nella sua poesia vi era un tesoro nascosto.

Ricorda don Sergio: Da quando è rientrato in Italia si è dedicato alle confessioni e ai lunghi dialoghi pastorali telefonici senza mai perdere di vista i più bisognosi. Il suo carattere era forte e, se contraddetto, impetuoso ma in altri momenti anche amabile ed affettuoso.

Ricorda don Abramo: gli ultimi anni della sua vita poverino con fatica veniva nel confessionale … Mi pare che scendeva per essere vicino ai suoi amici che lo incontravano in chiesa. Portava nel confessionale biscottini e caramelle, dolci ecc. per condividere con alcuni penitenti vecchietti che ricordano ancora la sua generosità. Alcuni erano i suoi visitatori di quasi tutti giorni e ricevevano un aiuto.

Anche don Renato Di Furia: riservato e difficile nelle relazioni... quando, però, si lasciava andare raccontava la sua storia e le sue avventure missionarie ... Sempre presente ai momenti comunitari sia di festa (anche gite) sia alla preghiera comunitaria e alla concelebrazione....

Don Maurizio: Lo sguardo del don Antonio poeta, si mostrava capace di illuminare la straordinaria bellezza della natura, soprattutto, quando disegnava tra le righe il meraviglioso paesaggio del mar Ligure, tante volte rimirato dalla sua Camogli. Nonostante avesse trascorso più di 40 anni nelle foreste brasiliane non aveva dimenticato nulla delle bellezze della sua terra di cui parlava sempre con profonda commozione. Amava il suo mare e la sua terra, non perdendo mai occasione di parlare nel suo dialetto "camuggino" con i confratelli del ponente ligure. Sin dai primi tempi trascorsi insieme, ho ascoltato dalla sua voce appassionata, i racconti della sua vita da missionario itinerante nella vasta zona di evangelizzazione e apostolato, che gli era stata affidata. Don Antonio sapeva usare le parole come pennelli, per tratteggiare nella fantasia dell'uditore, immagini vivide di una terra lontana e sconfinata, che lo aveva visto protagonista come figlio di don Bosco tra le popolazioni indigene. Da buon salesiano aveva sempre avuto a cuore le centinaia di persone che incontrava durante la navigazione sui fiumi dell’entroterra amazzonico, per celebrare, amministrare sacramenti e comunicare con passione l'amore a Dio e a don Bosco. Nonostante fosse sempre solo nel suo apostolato, si era sempre impegnato nel creare relazioni nei villaggi che visitava, che provava a trovare comunque un punto di incontro anche con quelle popolazioni indigene che professavano religioni diversa dalla nostra. I tanti anni trascorsi, quasi sempre da solo in missione, l'avevano reso un po' schivo e apparentemente burbero ma se lo si conosceva meglio, andando oltre quella scorza, si scopriva una persona gioviale, capace anche di umorismo e autoironia. Negli anni trascorsi insieme a Sampierdarena, porto nel cuore in modo particolare una gita fatta con lui nella bellissima Camogli, quando, percorrendo gli angoli di quella incantevole cittadina mi raccontava commosso gli episodi significativi della sua infanzia. Da giovane si era innamorato del carisma salesiano e seguendo i passi di don Bosco, aveva trovato una vocazione nella vocazione come missionario in mezzo agli ultimi dell'Amazzonia. Dio lo accompagni e lo avvolga nel Suo abbraccio Misericordioso.

Maria è il secondo nome di Battesimo di don Antonio. Nel giorno di Maria Ausiliatrice egli scrisse la domanda per entrare il noviziato. L'amore alla Madonna è sicuramente stato sempre compagno di tutta e lei la sua sicura compagna nella navigazione dell’esistenza. Lei adesso lo guiderà nel porto sicuro del Paradiso.