Don Bosco, come te lo immagini?
Ognuno di noi può rispondere a questa domanda in modo diverso. Sicuramente la maggior parte immagina, giustamente, un don Bosco in mezzo ai ragazzi a Valdocco, fra le strade e le piazze di Torino per conoscere i più poveri e abbandonati.
Eppure, per capire la figura del nostro santo, l’orizzonte va allargato. Per farlo noi novizi di Genzano, lunedì 4 e martedì 5, siamo stati accompagnati, con cura e preparazione da don Francesco Marcoccio fra le vie di Roma. Si, proprio nella città eterna don Bosco trascorse più di due anni in totale, nei 20 viaggi che fece dal 1858 al 1887.
Così abbiamo visto un giovane don Bosco ospite in via del Quirinale a palazzo Le Maistre, nella prima visita al Papa in cui raccontò il suo sogno avuto da bambino e le fatiche per aprire l’oratorio. Oppure in via Sistina 104 dove in un semplice appartamento del centro di Roma, ricevette la lettera di approvazione delle Costituzioni. La prospettiva si allarga sempre di più andando in piazza del Popolo, dove don Bosco mostrò al card. Tosti l’efficacia del sistema preventivo, o ripensando a tutto il lavoro fatto per la mediazione fra Stato e Chiesa. In tutti questi luoghi, dove preghiera azione e sapienza educativa si intrecciano, non ci sono targhe e indicazioni e per questo la memoria va custodita con ancora più cura.
Solo l’ultima tappa, l’ultima fatica di don Bosco la conosciamo tutti. La basilica del Sacro Cuore. È il luogo delle camerette e della lettera da Roma, ma anche quello in cui si esprime in modo stupendo l’arte salesiana. Tutto richiama ai due sacramenti più importante per un educatore: Confessione e Eucaristia, e naturalmente l’affidamento a Maria, lì proprio su quell’altare dove si è compiuto il “tutto comprenderai”.
Da qui poi la presenza salesiana a Roma si è diffusa, prima nella chiesa di Maria Ausiliatrice, poi in quella del Tempio di Don Bosco. Chiese diverse frutto di tempi diversi, ma che comunicano a chi le guarda che per educare e avvicinarsi a Dio, c’è bisogno di bellezza.