
Carissimi Confratelli,
il Signore della Vita ha accolto nel suo abbraccio di pace il nostro Confratello Sacerdote don Dalmazio Maggi, ci lascia a 87 anni di età, 69 di professione religiosa e 58 di sacerdozio.
Breve profilo bibliografico
Quando avviene che un salesiano muore lavorando per le anime, la Congregazione ha riportato un grande trionfo (Cost. Salesiane, 54).
Così quando un confratello muore come don Dalmazio, si ha voglia certamente di ricordarne il profilo in ciò che da ciascuno di noi è conosciuto, ma si ha anche l’occasione di conoscere quelle parti e quegli aspetti della vita più nascosti o semplicemente vissuti da altri. Perciò approfitterò volentieri della mole di messaggi che mi è giunta in queste ora da parte di confratelli e laici che con don Dalmazio hanno vissuto.
Dalmazio nasce a Zagarolo, Provincia di Roma, il 5 dicembre 1934, da papà Giuseppe e da mamma Fernanda. Quattro fratelli, due sorelle. Entra in Noviziato a Pinerolo nell’anno 1952-53 ed emette la Prima Professione nella Congregazione Salesiana il 16 agosto 1953. Alla fine del Noviziato scrive: “Faccio noto che domando ciò [professare come Salesiano di don Bosco] avendo una cognizione esatta di ciò che prometterò, una piena libertà e una ferma volontà ed espressamente dichiaro di voler tendere al Sacerdozio. Nonostante la mia pochezza speco con l’aiuto del Signore di essere fedele a questo stato di vita a cui il Signore mi chiama fino al termine della mia vita”.
Dicono di lui i superiori: “Salute buona – carattere ardente ma docile. Generoso”. Dopo gli studi filosofici fa il tirocinio a Tolentino negli anni 1956-1959. La Professione Perpetua è a Macerata il giorno 11 luglio 1959. Poi un anno propedeutico all’ UPS 1959-1960. È la volta degli studi teologici negli anni 1960-1964 a Torino-Crocetta. Nella domanda per il Presbiterato leggiamo: “L’unico motivo che mi spinge a desiderare il sacerdozio è pormi a completa disposizione del Signore, affinché i progetti della sua divina volontà, riguardanti la santificazione mia e delle anime, possano realizzarsi pienamente, nonostante la mia debolezza”. È ordinato Sacerdote a Torino il 9 febbraio 1964. Consegue poi la Licenza in Teologia nel 1964.
Nei giudizi della formazione iniziale emergono, tra le altre, alcune caratteristiche: attivo (ricorrente questo termine), loquace, “maturo e autoritario” – organizzatore – attaccato alle nostre tradizioni – riflessivo – vigilante.
Dopo la licenza lo troviamo a Fossombrone con gli aspiranti dal 1964 al ‘69; poi a Loreto nel 1969-70. Nel 1971 consegue il Diploma in Scienze dell’educazione. Poi è alla parrocchia di Terni (Polimer) dal 1971-78, come Direttore – Parroco. Poi Ancona (1978-90) Direttore-Parroco e Delegato ispettoriale di PG; Negli anni 1972-75 e 1981-1990 svolse anche il suo prezioso servizio di Consigliere ispettoriale della allora Ispettoria Adriatica. Arriva poi la chiamata “in Nazionale”: L’Ispettore di allora Don Gaetano Galbusera, nel momento nel quale Don Dalmazio era stato richiesto in ambito nazionale, gli scrive: “è una lettera di obbedienza che non avrei voluto scrivere…. Per questo l’ho sempre rimandata. Ora devo anch’io accettare la richiesta per una tua destinazione per il Centro Nazionale di Pastorale Giovanile. Ti debbo ringraziare ancora una volta per il lavoro svolto nella Ispettoria Adriatica: se ne toccano con mano i risultati; l’Ispettoria ha un bel movimento giovanile salesiano”. Inizia quindi nel 1990 la collaborazione a Roma 1991-2001 Centro Salesiano Pastorale Giovanile/ CNOS come Coordinatore dell’Ufficio Parrocchia-Oratorio e Delegato nazionale nelle PGS. Fu chiamato anche in ambito CEI a far parte della Commissione Presbiteriale Italiana.
Rientra quindi in ispettoria ed è ancora ad Ancona 2001-2008 come direttore-parroco, poi Macerata 2008-2011 come Direttore; poi a Castelgandolfo dal 2011 al 2013 e poi come Vicario a RM-Pio XI dal 2013 al 2016. Si sposta poi a Loreto (2016-2020) e infine qui a RM-Don Bosco dal 2020 fino alla morte.
Anzitutto una notazione: da qui in poi vogliamo rispettare la tradizione sul suo nome. Come ben mi ha ricordato don Cesare Orfini la cui testimonianza userò a piene mani: “DonMaggi era un nome non un cognome. Lo era per tutti i salesiani e per tutti i giovani che lo hanno conosciuto”. Perciò in questo ricordo lo chiamerò così anche io, semplicemente DonMaggi.
DonMaggi è un salesiano molto conosciuto, non solo per aver avuto una vita lunga, ma per aver ricoperto tanti incarichi sia a livello locale, sia ispettoriale, sia nazionale. Il Vangelo ci ha ricordato come l’albero si riconosca dai frutti, ed è stato bello in queste ore leggere tanti messaggi di salesiani (cito don Carlo Russo, don Umberto Gaetini, Stefania, Stefania, Chiara, Rita …) e laici ex-giovani incontrati da donMaggi nei vari campi ispettoriali e nazionali. Ne hanno ricordato la grande capacità di relazione, il carisma, la sua vicinanza alle persone pur sempre con tratto molto misurato, come pure alcuni particolari simpatici: la voce stentorea che si sentiva senza microfono, viaggi interi fatti su una Fiat 126 in terza, il gilet fresco lana anche d’estate.
Nella lettera che san Paolo indirizza a Timoteo, lo raccomanda di restare saldo e il vangelo ci parla di una casa costruita sulla roccia, che regge alle intemperie a differenza di quella costruita senza fondamenta. Una delle caratteristiche di DonMaggi era la tenacia, la fortezza, lo abbiamo sentito dalla descrizione dei giudizi dei confratelli che ne curarono la formazione iniziale. Sempre don Cesare: “Era l’uomo solido su cui potersi appoggiare nei momenti difficili, di grande rispetto, una guida discreta e mai soffocante, sempre rispettoso delle tue scelte…. anche se uomo determinato e non facile a compromessi”. In un tempo di crisi della paternità, donMaggi emerge una figura che ha fatto della paternità una cifra del suo essere Salesiano in mezzo ai giovani. Padre vicino, ma anche esigente: “Don Giovanni Molinari ricorda: “non posso dimenticare tutta la fiducia che ha voluto riporre in me”. e Don Alvaro Forcellini ricorda: “aveva fiducia in noi, ma si aspettava anche tanto da noi”.
Sappiamo che nel Vangelo la vera differenza tra la costruzione sulla roccia e quella sulla sabbia è proprio la profondità con cui si costruisce e se si mettono o meno fondamenta solide, il che tradotto nella vita di una persona significa andare a fondo o meno. Sempre san Paolo invita a che “l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. Possiamo dire che questa attenzione in DonMaggi è sempre stata viva, anzitutto nella vita spirituale personale, che poi si traduceva per gli altri. Emblematico don Carlo Zucchetti: “per me personalmente è stato una vera guida spirituale”. Ma anche poi come uomo di studio e di cultura. Lo ricorda così don Nazzareno Centioni: “La sua cattedra sormontata da pile di libri rendeva visibili plasticamente le direzioni dei suoi interessi”. E anche Maurizio e Paola Leonardi lo ricordano come “uno studioso raffinato, un educatore capace ed un divulgatore eccellente. Nei suoi tanti campi scuola per catechisti ed animatori ha cresciuto generazioni di cristiani maturi e di salesiani convinti”.
Profondamente pastore, DonMaggi ha affrontato i passaggi cruciali della Chiesa del Concilio. Ricorda don Cesare: “nei primi tempi, quelli burrascosi del dopo ’68, era lui il punto di riferimento. Erano gli anni del prima e dopo il Concilio e DonMaggi era il rappresentante equilibrato e moderato dell’ala progressista, cercato da tutti, anche dai più tenaci e irrequieti, perché equilibrato e credibile per i confratelli e superiori più resistenti ai cambiamenti”. E anche don Nazzareno: “sempre presente, allo scoperto, spesso a gamba tesa. L’abbiamo visto sempre in prima linea nelle scelte e iniziative pastorali e educative. Nel quotidiano, nei confronti capitolari e programmatici, in posizione di responsabilità o di sola collaborazione, ha saputo prendere posizioni aperte e innovative senza lasciarsi intimidire, né frenare da opposizioni o critiche. Ha promosso con iniziative svariate e collaborato nel faticoso e… doloroso rinnovamento della pastorale vocazionale dopo la chiusura dei più rassicuranti aspirantati”.
Profondamente Salesiano. Dice don Gian Luigi Pussino: “non mancava mai di fare e far fare memoria del carisma specifico di Don Bosco: le radici in Valdocco, l’attenzione ai giovani, le concretezze della missione educativa, l’adeguamento al contemporaneo”. Su questo anche don Pascual Chavez, Rettor Maggiore emerito: “Lo incontrai per prima volta nel 1990 nel CG23, sul tema del Salesiano Educatore Pastore dei Giovani, un tema che aveva convocato molti confratelli delegati Ispettoriali per la Pastorale Giovanile, e lui partecipava appunto come Delegato PG della Ispettoria Adriatica. Indimenticabile non solo il suo volto sempre sorridente, ma la sua passione per Don Bosco e per i giovani”, e don Francesco Galante: “aveva la capacità di intuire quel di più che non andava perso, quel di più che da sempre intuiva nel cuore dei giovani e che per gran parte della sua vita, da salesiano esperto, non mancava di andare ad incontrare personalmente e poi, da più grande, affidava alla cura di un confratello più giovane. È questo il ricordo e il testamento più bello che porto con me di don Dalmazio: se vivi con Cristo, e lo fai davvero con cuore affidato, credi nel fiuto che ti dona e corri, per i giovani, corri fino alla temerità!”
Centro nazionale. Ricordato da Note di Pastorale Giovanile: “La presenza di don Dalmazio Maggi nella comunità del CSPG è stata soprattutto per l’animazione di parrocchie e oratori e come “delegato CNOS” per l’associazione PGS. L’azione di pensiero e coordinamento donMaggi l’ha svolto per il settore di PG delle parrocchie e oratori, con una serie di convegni che sono rimasti “fondativi” in Italia, fino a quello di Collevalenza (“L’Oratorio ponte fra strada e Chiesa”). Un altro grande ambito di riflessione è lo sport, cioè lo sport educativo che per tanti anni ha coordinato l’animazione e la pratica sportiva negli ambienti salesiani, garantendone la dimensione educativa e culturale e l’ispirazione carismatica. Attivo anche negli itinerari di educazione alla fede in tutte le fasce dell’età: preadolescenti, adolescenti e giovani, circa tematiche come il gruppo, la fede e approfondimenti annuali delle proposte pastorali”. Dice proprio don Giancarlo Denicolò suo compagno nel Centro Nazionale: “Il mondo cangiante dei giovani lo provocava, perché voleva entrare in contatto con loro, perché loro lo richiedevano, perché lui li prendeva sul serio, e perché aveva dei tesori da consegnare: don Bosco, la parola del Papa, nella via dell’educazione e della presenza”. Come chiosa don Roberto Colameo: “questo confratello ha fatto grande la Congregazione!”
San Paolo dice anche “Annuncia in ogni momento, opportuno e non opportuno”. Molti hanno sottolineato la sua attività nelle e-mail negli ultimi anni, qualcuno si spinge a dire che era conosciuto col soprannome di “don Mail”, dall’alto dei suoi 3000 indirizzi raggiunti ogni giorno. Italo Canaletti – oggi consigliere mondiale dei Salesiani Cooperatori per Italia, Malta e Medio Oriente: “era un modo per dirti: Ehi senti un’po’ che fai di bello nella vita” frase che ogni volta che ci vedevamo mi ripeteva, come la parolina all’orecchio di Don Bosco, e per il contenuto delle sue e-mail sempre ricco di spunti per aiutarci a portare avanti la nostra missione di onesti cittadini e buoni cristiani”. Nell’anno in cui si celebra il 400° anniversario della morte di San Francesco di Sales, celebrare un divulgatore come donMaggi è molto bello.
“Esorta con ogni magnanimità”. Della sua ultima tappa al Don Bosco ci testimonia proprio il direttore don Roberto: “La Provvidenza ha voluto che gli ultimi due anni vivesse qui in mezzo a noi: non posso non testimoniare la sua esemplarità nella preghiera e nella celebrazione dell’Eucaristia, ma la parrocchia lo deve ringraziare per le numerose ore di confessionale quotidiane, sia con il freddo… e chi conosce la Basilica sa cosa significa essere fermi per ore … e sia con il caldo: non mai sentito nessuno che non dicesse bene dell’incontro con lui, sia esso anziano o giovane”.
Mi fa sorridere di gioia il pensare a donMaggi nel Paradiso Salesiano, in particolare in questi giorni a godersi accanto ad Artemide Zatti il momento della canonizzazione.
Oggi è il giorno in cui la Chiesa celebra la memoria della Madonna del Rosario. A lei vogliamo affidare questo bravo figlio di don Bosco e, adesso che non dovrà più preoccuparsi di cercare notizie di prima mano, a lei potrà parlare direttamente di noi suoi figli e chiedere per lui la potente intercessione.
Roma 7 ottobre 2022
B.V.M. del Rosario