Carissimi Confratelli,

il Signore della Vita ha accolto nel suo abbraccio di pace il nostro Confratello Sacerdote don Giuseppe Cipriani, ci lascia a 102 anni di età e 75 anni di sacerdozio.

Breve profilo bibliografico

Rendiamo grazie al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo per la lunga e bella vita di don Giuseppe Cipriani salesiano sacerdote, celebrando le sue esequie proprio di mercoledì, giorno settimanale dedicato alla memoria di San Giuseppe, certi di affidarlo all’intercessione del custode del Redentore del quale lui era tanto devoto e che invocava spesso. La Parola del giorno e alcuni tratti biografici ci accompagneranno in questa omelia.

1. La Parola di Dio del giorno

Paolo nella lettera ai Corinzi a partire dalla sua esperienza personale di uomo consacrato al Signore consiglia a coloro che si trovano legati ad una donna di rimanerle fedele e a coloro che sono liberi di non andare a cercarla, evidenziando il grande valore della verginità. Stringe poi i cristiani che leggono la sua lettera verso la considerazione che il tempo per la salvezza è breve, per cui è necessario essere protesi verso il Signore, come se fosse imminente la sua venuta. Se guardiamo che cosa stiamo celebrando ci rendiamo conto che siamo in sintonia con Paolo: è arrivato per don Giuseppe l’incontro definitivo con il Signore della vita, dopo quasi 102, ma è arrivato. Sembra strano dire che “il tempo è breve”: 102 anni sono davvero tanti! Tuttavia come dice la Scrittura in un altro passo: agli occhi del Signore mille anni sono come il giorno di ieri che è passato. La vita è breve ma è nello stesso tempo una preziosa occasione per andare incontro al Signore. Il nostro cuore lo desidera, a volte ci sono cose che ci bloccano, ci distraggono, addirittura ci distolgono dall’andare verso di lui. Per farlo occorre camminare con Lui, senza mai lasciare la sua mano, senza perdere i segnali che indicano la meta. Don Giuseppe fin da ragazzo ha avuto chiara la meta, ha sintonizzato il suo navigatore verso la destinazione giusta. Oggi è arrivato e, avendo seguito fedelmente il Signore per tutta la vita, ora è con Lui nella gioia. Oggi si verifica quanto dice il salmo: “entra la figlia del re”, “è condotta al re”e “lui lo farà principe di tutta la terra”. Tutta la liturgia delle esequie ci fa entrare nel mistero pasquale di Gesù morto e risorto che in don Giuseppe si realizza oggi. La bella pagina delle beatitudini del Vangelo di Luca a cui seguono i guai tratteggia alcuni aspetti fondamentali per camminare verso la meta che è il Signore Gesù: la povertà come capacità di dipendere da Dio e non di aggiustarsi la vita da soli, il desiderio e la fame come modalità di non accontentarsi di soddisfare i propri bisogni ma di fare propri i desideri di Dio, il pianto o la sofferenza come vicinanza a coloro che vivono momenti di dolore per mostrare loro solidarietà, il rifiuto e l’umiliazione come partecipazione a ciò che ha vissuto Gesù e quindi assomigliarli nella passione e entrare con Lui nella gloria. Invece gli atteggiamenti contrari quali l’autosufficienza, l’appagamento e l’appiattimento sul proprio benessere senza pensare agli altri, la mancanza di compassione, l’orgoglio e il cercare di fare sempre bella figura, sono reali impedimenti a camminare verso la meta che è lo stare con il Signore. Grazie a Dio don Giuseppe è stato nella prima parte delle beatitudini e di questo insieme a lui e per lui rendiamo grazie a Dio.

2. Alcuni tratti biografici

Don Giuseppe nasce a Roma il 14 dicembre 1920 da Cesare e Giulia Franciosi. In famiglia lui è il più piccolo di 6 figli (2 fratelli e 3 sorelle), il papà è agricoltore e la mamma casalinga. Fin da piccolo frequenta l’oratorio di Roma Pio XI, proprio nella cappella dell’Istituto riceve la cresima nel 1932, a 14 anni entra nell’aspirantato di Amelia (TR) dall’ottobre 1934 a Luglio del 1937. Al termine dell’aspirantato scrive la domanda per l’ammissione al noviziato: “sento nel mio cuore di far parte della famiglia salesiana e di seguire il bel motto di Don Bosco Santo: “Da mihi animas, cetera folle”. Due soltanto sono i motivi della mia vocazione: salvare come mi è meglio possibile l’anima mia con l’aiuto della mamma celeste e di lavorare facendo del bene in mezzo alle anime giovanili, come vedo che fanno e faranno i miei superiori per me. Attraverso tutte le dimostrazioni d’affetto, le buone parole dei superiori e il loro buon esempio e i loro amorevoli rimproveri, ho conosciuto quale è la vita salesiana, e con l’aiuto del confessore ho studiato la mia vocazione e mi sembra di stare nella mia via”. E’ interessante proseguendo la lettura della sua domanda notare alcuni tratti caratteriali: “Certo i superiori hanno trovato in me alcuni difetti, causati dalla mia timidezza e me ne riconosco colpevole anche io … mi sono sforzato con la preghiera a migliorare la mia condotta ed a far tesoro dei paterni consigli”. Don Giuseppe aveva un carattere non estroverso, ma si è lavorato molto ed è davvero migliorato. Rimanendo ad Amelia vive l’anno di noviziato 1937-38 al termine del quale emette la sua prima professione religiosa: “due in modo speciale sono i motivi che mi spingono a chiedere di essere ammesso ai voti: la salvezza dell’anima mia e quella di molti giovani, appunto come desiderava il nostro santo fondatore Don Bosco. Dio e i giovani sono il motivo della vita di un salesiano, don Giuseppe li assume entrambi e continua il suo percorso. Svolge gli studi di filosofia a Lanuvio dal 38 al 40, vive il tirocinio pratico durante la guerra a Santulussurgiu dal 40 al 43, prosegue gli studi teologici a Roma Sacro Cuore dal 43 al 47. Nel 1944 proprio durante l’occupazione nazista a Roma emette la sua professione perpetua “Mi auguro che, come per il passato, Maria Ausiliatrice e don Bosco Santo, continuino ad aiutarmi fino al termine della mia vita”. A Roma Sacro Cuore durante gli anni della guerra e del primo dopoguerra vive oltre allo studio della teologia e all’assistenza dei giovani l’esperienza di accoglienza degli “sciuscià” (insieme a don Quadrio, a don Verdecchia e altri eroici salesiani), don Giuseppe svolge il servizio di cuoco per questi ragazzi più poveri, dà loro da mangiare…Il 13 luglio 1947 a Roma Sacro Cuore viene ordinato presbitero, nella sua domanda scriveva: “conosco i gravi obblighi che mi impone il nuovo stato di vita; e sebbene mi senta indegno di essere elevato a così eccelsa dignità, tuttavia spero, con l’aiuto di Dio, di essere sempre fedele alla grande grazia della vocazione sacerdotale salesiana. Maria Ausiliatrice mi aiuti a mantenere i propositi ed essere un degno sacerdote secondo il cuore e lo spirito di don Bosco”. Dopo l’ordinazione il suo servizio si concentra nell’ambito dell’economia, allora l’economo si chiamava Prefetto. E’ interessante il termine che viene dal latino prae-ficere (prae = avanti + facere = fare), messo a capo, colui che presidia, che fa prima le cose perché le prepara bene, si occupa del buon andamento della casa. Contando gli anni di servizio nell’economia arriviamo a 41 anni, davvero tanti. Insieme all’essere prefetto è stato anche insegnante, consigliere. Durante le estati per 25 anni si è preso cura dei ragazzi delle colonie. Qui emergeva il tratto brillante di don Giuseppe, era un attore straordinario, proverbiali erano le scenette, le operette, le azioni teatrali che ammaliavano i giovani. Un vero e proprio mago, un istrione soprattutto nella rappresentazione del Marchese del Grillo. In una scheda nella segreteria ispettoriale da lui composta alla voce “lingue parlate” lui scrive: Italiano con accento romanesco!! Questo era don Giuseppe. Un uomo buono sotto tutti i punti di vista, molto preciso e attento nel suo lavoro soprattutto nel servizio alla comunità, un credente e un uomo di fede. Voglio ricordare un particolare quando eravamo insieme a Villa Sora, lui era in amministrazione a riscuotere le rette, un lavoro nascosto ma quanto mai utile perché senza denaro una scuola salesiana non può andare avanti. Lui si occupava particolarmente dei casi difficili dei genitori insolventi, che non volevano pagare. Don Giuseppe con tanta perseveranza, ma soprattutto con tanta fede e devozione verso San Giuseppe riusciva a recuperare tutte o quasi le rette mancanti. Un vero professionista del recupero crediti. Da lui ho appreso la devozione a San Giuseppe. Le case in cui è vissuto dopo l’ordinazione sono state: Santulussurgiu, Gaeta, Frascati Villa Sora, Gerini, Borgo, Sacro Cuore, Don Bosco Cinecittà, Frascati Villa Tuscolana, di nuovo Frascati Villa Sora, Infermeria del Pio XI (I fase), Frascati Villa Sora, Infermeria Zatti (II fase). E’ vissuto in due riprese 26 anni in infermeria ispettoriale. E’ uno dei pochi salesiani che ho conosciuto che è entrato in infermeria ispettoriale, ne è uscito e poi è rientrato nuovamente. La prima volta è venuto nella comunità Zatti a causa di un esaurimento nervoso con conseguente depressione, durante quegli anni attraverso un’attività che ha scoperto casualmente grazie a un regalo del direttore di un puzzle da comporre, ha iniziato ad appassionarsi e ha realizzare molti puzzle, alcuni anche di 20.000 pezzi. Tale attività gli ha fatto recuperare energie, gli ha permesso di uscire dalla depressione e di tornare nuovamente nella casa di Frascati Villa Sora per mettere a disposizione le sue competenze in campo economico ma soprattutto per dare il buon esempio di salesiano laborioso e fedele, consacrato per i giovani. Successivamente è rientrato nel 2005 in infermeria a causa di problemi fisici legati all’anzianità. Anche in questo ultimo periodo della sua vita abbiamo potuto apprezzare la sua testimonianza di vita. Il signor Martin, ad esempio, nell’incontro con don Giuseppe ormai centenario sottolinea il tratto gentile, amabile anche senza esprimersi con le parole, il sorriso che manifestava la sua riconoscenza anche per i piccoli gesti.

Caro don Giuseppe, hai composto tanti puzzle nella tua vita terrena, ora la tua tesserina va a comporre il bel disegno che Dio ha pensato per te dall’eternità, il tuo desiderio di essere un salesiano sacerdote secondo il cuore di don Bosco e il desiderio di Dio che ti ha chiamato in questa vocazione ora s’incontrano, si riconoscono e tu puoi entrare nella dimora eterna. San Giuseppe, tuo patrono e custode, che hai sempre amato e pregato ora ti introduce presso la sua sposa Maria e il suo Figlio Gesù. Tu prega per noi che continuiamo il viaggio, ora potrai mangiare non solo i supplì che a te piacevano tanto, ma tanti altri cibi e, questa volta, a cucinarli e a servirli sarà lo stesso Signore.