Published On: 16 Novembre 2023
don Mario Giancola

25/08/1936 | 14/11/2023

Annuncio

La comunità salesiana di Roma – Artemide Zatti e la Circoscrizione Salesiana “Sacro Cuore” – Italia Centrale

annunciano che

È ENTRATO NELLA VITA PIENA

MARIO GIANCOLA salesiano presbitero

69 anni di professione religiosa 59 di ordinazione presbiterale morto il 14 novembre 2023 a 87 anni d’età

I FUNERALI saranno celebrati mer 15 novembre - h. 16,00 Basilica Maria Ausiliatrice - Roma

La salma attenderà la resurrezione nel cimitero di Frascati (RM)

Biografia

Mario Giancola nasce a Limosano (CB) il 25 agosto 1936 da papà Nunzio e mamma Antonietta Colavecchia in una bella e numerosa famiglia. Al battesimo, celebrato pochi giorni dopo, fu aggiunto anche il nome di Guido. Anche il fratello Amato, più grande di lui, entrò nella Congregazione salesiana, nell’Ispettoria Adriatica, fino alla sua morte nel 2005 a Sulmona.

Entrò per la prima volta in casa salesiana a Roma Mandrione nel 1946, poi come aspirante a Gaeta nel 1948. Rimase affascinato dalla vita salesiana e concludendo la V ginnasio chiese il 24 maggio 1953 di essere ammesso al Noviziato, «sebbene - scrive - sento di essere indegno di così gran dono e della bella meta che mi invita a salire in alto». Visse l’anno di Noviziato a Varazze, emettendo la prima professione il 16 agosto 1954. Trasferito a Roma San Callisto per compiere gli studi liceali, li conclude nel 1957, anno in cui viene inviato come tirocinante a Roma Pio XI fino all’estate 1960. Per proseguire gli studi teologici l’obbedienza lo vede a Castellammare di Stabia, dove si distingue per la sua formidabile intelligenza e gli ottimi risultati, tanto che i suoi formatori lo vedono come adatto a proseguire gli studi e all’insegnamento nelle case di formazione. Fu ordinato diacono nel 1963 e presbitero il 19 marzo del 1964 a Castellammare di Stabia da mons. Agostino D’Arco. Completerà poi gli studi ecclesiastici conseguendo la Licenza in Teologia Dogmatica all’Antonianum nel 1965. Dai giudizi che riceve durante gli anni di formazione emerge costante la sottolineatura di una grande generosità nello spirito apostolico e nell’impegno nelle attività e nella presenza in mezzo ai ragazzi che salesianamente prende il nome di assistenza.

L’obbedienza vede i suoi primi anni di ministero sacerdotale impegnati come consigliere e insegnante nella scuola media al Borgo Ragazzi don Bosco fino all’estate 1969, poi in missione in Messico (nella Prelatura Mixe di Ayutla, come direttore delle case di Matagallinas, Totontepec, Tlahuitoltepec, Coacalco, fra la popolazione nativa dei Mixes e infine come vicario episcopale della stessa Prelatura Apostolica. «È lì e allora che l’ho conosciuto – ricorda don Pascual Chavez, Rettor Maggiore emerito - apprezzando sin dal primo momento la sua grande umanità, la sua bontà, la sua profonda identità salesiana espressa nel suo amore a Don Bosco, alla Congregazione, a Maria Ausiliatrice, e il suo zelo missionario.

È stata la precarietà della sua salute che lo portò a rientrare in Italia» nel settembre 1987, prima al Pio XI, come incaricato del Prenoviziato e poi, l’anno successivo, come direttore della casa di Roma Gerini. Poi ancora come viceparroco a Civitavecchia e di nuovo come direttore parroco a Cassino dal 1992 al 1997. Ancora come direttore fu inviato a Latina nel 1998 e poi come parroco a Roma – Borgo Ragazzi dal 2000 al 2003. Venne quindi inviato come aiutante prima a Formia dove rimase fino al 2009 e in seguito a Roma Testaccio. Nel 2013 venne trasferito a Roma Zatti, alternando la presenza negli ultimi anni, nella vicina comunità di Roma Pio XI.

Il Signore della vita gli è venuto incontro il 14 novembre 2023.

Omelia

Il vangelo di oggi mostra una situazione dalle due facce da parte di questi dieci lebbrosi che chiedono a Gesù di guarirli. Dapprima mostrano una grande fede perché sai fidano delle sue parole e si incamminano verso i sacerdoti che dovevano testificare la loro guarigione, quando ancora non erano guariti. Poi nove di loro non si mostrano grati perché ottenuta la guarigione fisica non sentono il bisogno di ringraziare e così non riescono ad accedere alla grazia più importante, cioè la salvezza che solo l’incontro con Gesù può dare. Vorrei soffermarmi su questo aspetto perché mi pare quello che ha caratterizzato l’ultima parte della vita apostolica di don Mario proprio in questa comunità del Pio XI e di Maria Ausiliatrice, ossia dispensare la Grazia di Dio attraverso il sacramento della Confessione e della Riconciliazione. Proprio come Gesù ci fa capire attraverso il Vangelo oggi,

Dio vuole che noi sentiamo il suo amore, vuole che lo riconosciamo, non perché è geloso dei suoi diritti, ma proprio perché non vuol darci solo dei benefici: vuol dare sé stesso. Come mi ha raccontato don Valerio Baresi e lo stesso don Varese, don Mario era cercato da tutti, capace di relazione con tutti, instancabilmente a disposizione di chi avesse bisogno di una parola. Molte persone hanno sentito forte la perdita quando non ha più potuto scendere nel confessionale e hanno fatto in modo di cercarlo anche successivamente. La sua bonarietà, il suo sguardo acuto anche se ferito da una malattia agli occhi che gli impediva una vista piena, era frutto di un lavoro costante su di sé. Don Mario, come tutte le persone che sperimentano il decadimento fisico dopo tanti anni di lavoro, ha dovuto affrontare la tentazione dello scoraggiamento e possiamo davvero dire che è stata la sua grande fede e la sua preghiera continua che lo hanno sostenuto. Personalmente sono rimasto edificato di come, dovendo ancora chiedergli qualche obbedienza in questi anni, io abbia sempre trovato una persona pronta. I confratelli della comunità Pio XI e S. Artemide Zatti, le ultime in cui è stato, testimoniano che nella comunità don Mario è stato sempre una presenza bella, disponibile allo scherzo, profondamente legato all’esperienza missionaria fatta tanto da riportarla nei discorsi per lodare il lavoro della Chiesa e della Congregazione.

Maria Ausiliatrice, che don Mario ha tanto amato in vita, che tanto ha pregato e che ha insegnato a pregare, che ha servito ultimamente anche come assistente spirituale dell’ADMA, gli apra le porte del Paradiso.