Published On: 4 Dicembre 2023

In vista della redazione del nuovo Progetto Educativo Pastorale Salesiano Ispettoriale, la Segreteria di Pastorale Giovanile dei Salesiani dell’Italia Centrale ha avuto la bella opportunità di intervistare alcune figure di spicco per poter approfondire, grazie al loro punto di vista così particolare, i bisogni più importanti e urgenti dei giovani del nostro tempo e ascoltare da loro le priorità che affiderebbero ai salesiani per la progettazione educativa e pastorale dei prossimi anni.

Lo abbiamo chiesto all’on. Marina Elvira Calderone, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociale, a mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario della Conferenza Episcopale Italiana e al prof. Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

 

Eccoci, dunque, al nostro ultimo passo di queste interviste. Abbiamo incontrato il prof. Pierpaolo Triani, docente di Psicologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’Istituto Toniolo.

Anche a lui abbiamo chiesto: Quali i bisogni dei giovani oggi?

Le giovani generazione – è sotto gli occhi di tutti – hanno una particolare sensibilità verso la dimensione relazionale e si attendono una certa capacità relazionale da parte degli adulti: su questo sono disposti a mettersi in gioco, sulla possibilità della relazione. E le nuove tecnologie non abbassano, ma piuttosto amplificano questa tensione relazionale. Un bisogno evidente è quello di un accompagnamento nel mondo del lavoro: non è vero che ai ragazzi non interessa il lavoro, non è vero che sono bamboccioni. È vero piuttosto che danno valore al lavoro come orizzonte della propria valorizzazione. Ma nella lettura della propria esperienza sono lasciati a sé stessi: non ci sono contesti in cui sono aiutati a cogliere il senso di quello che vivono.

Quali a suo giudizio le priorità che i salesiani dovrebbero tenere in considerazione in vista della progettazione educativa e pastorale dei prossimi anni?

Educare a distinguere fra spontaneità e autenticità. C’è tanta confusione e disorientamento a tale proposito. E il disorientamento è prima di tutto nel mondo degli adulti. La sapienzialità verso cui accompagnare i giovani è il cammino alla conoscenza di sé e verso la verità. Si tratta di un cammino che non coincide con le prime cose che ci vengono in mente. Aiutare i ragazzi e le giovani generazioni a fare i conti con la fragilità. Educare alla progettualità: si tende ad avere un approccio immediato alle cose, alla vita e invece andrebbero aiutati a pensare la progettualità. C’è l’inghippo di una narrazione diffusa, specie fra gli adulti: siamo i primi adulti che non possiamo garantire ai nostri figli un futuro migliore. Da una parte è vero, dall’altra parte sembra sottostare all’illusione che bisogna garantire il futuro ai nostri figli. E siccome non possiamo, la soluzione migliore sembra quella di dir loro: arrangiati! Aiutiamoli a costruire il futuro, ma non a garantirlo… Guardando alla storia, anche recente vien da dire: «ma quando mai i genitori hanno potuto garantire il futuro ai propri figli?».

Educare alla progettualità che è diverso dal costruire il progetto. Pare necessario insomma educare, alla vocazione, cioè a leggere la vita come risposta a qualche invito. Questo vuol dire educare alla progettualità e alla vocazione, che è più forte dei progetti.