Riportiamo la testimonianza di una volontaria del Servizio Civile che svolge all’oratorio Pio XI di Roma e pubblicata dall’agenzia salesiana ANS.
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(ANS – Roma) – Una passione, quella della danza, che diventa strumento di crescita, personale e al servizio degli altri; e un cammino fatto di fiducia, prima ricevuta e poi data, che diventa percorso di fede e di generosa donazione: tutto questo è presente nella testimonianza di Chiara, una giovane volontaria del Servizio Civile presso l’oratorio dell’opera “Pio XI” a Roma, che ha saputo ben avviare il suo impegno con i ragazzi già prima della pandemia, e che è riuscita a reinventarlo poi.
La danza mi ha sempre accompagnata nella mia vita. In ogni fase della mia crescita mi ha portata a scoprire me stessa e il mondo che mi circondava. È sempre stata una fedele amica.
L’idea di creare un musical mi frullava nella testa già da un po’ di tempo, ma non sapevo come tirar fuori questo progetto e realizzarlo materialmente: avrei dovuto aver un teatro, degli attori con un copione in mano, dei cantanti, un corpo di ballo, dei registi e persino dei tecnici audio e luci… impensabile con i pochi strumenti che possedevo.
Fu così che per una serie di casi “fortuiti”, ho conosciuto don Massimiliano Dragani ed il suo oratorio del Pio XI. Mi sono inserita nel loro gruppo come “coreografa” del musical che poi avremmo portato in scena il 27 maggio del 2019 al Teatro Roma. In quell’occasione ho conosciuto tutti gli elementi che compongono il cammino salesiano.
Don Massimiliano è stata la mia guida spirituale nel viaggio in Terra Santa, viaggio che ha stravolto la mia vita. Quando siamo tornati è stato proprio lui a chiedermi se volessi partecipare come volontaria del Servizio Civile in oratorio. In quel momento della mia vita stavo perdendo le mie sicurezze e quelle che, fino a poco prima di partire per Israele, erano le mie certezze. Con il suo aiuto ho accettato di iniziare questo percorso per il progetto “Educazione di cuore”.
Ho iniziato il servizio a gennaio 2020 presso l’Istituto Salesiano Pio XI insieme a Giulia. Da subito ci siamo messe in gioco, soprattutto con gli adolescenti, attraverso attività ricreative e laboratori. Non sono certo mancati quei momenti di consolazione, conforto e confronto con loro, momenti che ci hanno aiutate ad entrare in punta di piedi nelle loro vite, a volte così drammatiche.
Più passavano i giorni e più mi sembrava di rivivere in prima persona il periodo dell’adolescenza, quel periodo di insicurezza totale, in cui ti chiedi se qualcuno ti capisce, quel momento in cui ti domandi chi sei e cosa ci fai in questa vita. Ogni giorno alle 15:30 uscivo da casa per andare in oratorio con un bagaglio emotivo ed una grande certezza: accompagnare i ragazzi di fronte a queste domande. Non potrò mai rispondere alle domande al posto loro, ma accompagnarli, confortarli e affrontarle… quello sì.
Quando uscì il primo decreto di emergenza del 9.03.20, da studentessa di giurisprudenza quale sono, ho capito da subito la gravità dell’emergenza con l’emanazione di un atto di tale portata. I nostri ragazzi non potevano più venire da noi ma noi potevamo andare da loro, così abbiamo cominciato a girare per i parchi della zona per poter giocare con loro, scambiare due chiacchiere e portargli la merenda… in altre parole, per non abbandonarli.
Purtroppo questo nostro progetto è durato solo qualche giorno perché successivamente è uscito un nuovo decreto che non ci permetteva di uscire dalle nostre case.
Ci siamo ritrovati a rimodulare il nostro progetto, in modo tale da non uscire di casa ma continuare con il nostro lavoro “di cuore”. Ci siamo attrezzati con le piattaforme online per poter sentire i ragazzi.
Nello specifico io sono animatrice nel gruppo apostolico del biennio ed ogni domenica ci ritroviamo su Zoom, dopo la Messa in streaming, per una riflessione insieme sul Vangelo, mentre gli altri giorni della settimana lanciamo qualche nuova challenge, una sfida, varie attività di gruppo e laboratori. I ragazzi rispondono positivamente a questi incontri perché sono un modo divertente, ma costruttivo per coltivare i nostri rapporti, per mettersi in gioco e, aggiungerei, per rimanere gioiosi e uniti anche nei momenti più duri. Ci sono dei ragazzi che purtroppo sono in casa immersi in situazioni drammatiche e quel messaggio o quella chiamata anche di pochi minuti per loro è una salvezza… Ma la cosa più bella è che è diventata anche la certezza di una Presenza.
Questo periodo penso che sia un’opportunità di crescita unica, per noi volontari e per i ragazzi che vivono l’oratorio a distanza. Ci è stata data questa occasione per riscoprire la bellezza di tutto ciò che prima per noi era scontato: attraverso la mancanza di una persona o di un ambiente, in questi giorni abbiamo la possibilità di rivalutare la qualità dei rapporti che abbiamo creato e soprattutto, imparare a stare con noi stessi così come siamo.
Ringrazio ogni giorno il Signore di avermi permesso di diventare volontaria del Servizio Civile, di avermi dato l’opportunità di mettermi in gioco in questo periodo così difficile, ma che mi ha permesso di rinnovare la mia fede attraverso l’educazione di cuore.