Emarginazione e Disagio

Verso i giovani, specialmente i più poveri

La scelta di campo salesiana per i giovani più poveri ci chiama a guardare la realtà e ad interpretarla dal punto di vista loro. La povertà e l’esclusione crescono ogni giorno fino ad assumere una dimensione tragica: è una povertà che ferisce individui e comunità, specialmente i giovani, fino a diventare realtà strutturale e globale di vita. Il nostro modello è il Buon Samaritano, “cuore che vede” e che salva.

Evangelizzare ed educare nei contesti di disagio significa accogliere, ridare la parola, aiutare a ritrovare se stessi, accompagnare con pazienza lungo un cammino di recupero di valori e di fiducia. Questa scelta determinante è parte essenziale della spiritualità salesiana,

che professa la forza redentrice della carità pastorale e proclama il desiderio e la determinazione di “salvare” coloro che sono da tutti abbandonati.  È un amore che si esprime in risposte agili ed immediate di fronte al disagio giovanile, un amore che s’impegna a dare vita e speranza. Questo originario compito della Chiesa e della Congregazione è il nucleo dell’annuncio di Cristo.

L’opzione preferenziale per i giovani, soprattutto per i più poveri, ci conduce agli ambienti popolari, in cui essi vivono. Negli ambienti popolari siamo chiamati a portare uno spirito di famiglia e di comprensione con il contatto quotidiano della nostra azione apostolica.

Giovani Poveri

Principali interventi

Il nostro approccio ai giovani a rischio è attento a:

Avvicinarsi, interessarsi e conoscere

la situazione dei giovani, condividendo i loro interessi nel loro mondo e nei loro spazi vitali, accogliendoli incondizionatamente dall’inizio.

Realizzare interventi di ristrutturazione e recupero

personale dei giovani, aiutandoli a riconoscersi per poi offrire loro la possibilità di riparare e ricondurre in modo positivo la propria vita (coltivando gli adeguati atteggiamenti di una sana relazione con se stessi e con gli altri).

Conoscere il loro mondo religioso

per offrire esperienze che stimolino fin dall’inizio la crescita della loro dimensione spirituale e li aiutino ad assimilare personalmente valori educativi, religiosi ed evangelici.

Aiutarli a scoprire e a sperimentare

la presenza amorevole e paterna di Dio nella propria vita, creando le condizioni per un colloquio personale, paziente, fiducioso e confidenziale.

Lavorare su piccoli impegni

per arrivare alle maggiori responsabilità. La stessa partecipazione dei giovani negli atti e nelle celebrazioni civili del territorio, con esperienze di gruppo e solidali, li conduce gradualmente ad impegni più stabili.

Promuovere ambienti aperti

che offrano un’ampia gamma di possibilità ed iniziative, specialmente attività di socializzazione note ai linguaggi giovanili quali la musica, il teatro, lo sport, l’arte, le gite naturalistiche, le nuove TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione), dove ognuno è valorizzato nelle sue qualità.

Pianificare “strategie sinergiche”

capaci di far convergere nella stessa direzione gli apporti dei diversi attori sociali: il quartiere o territorio circostante; le istituzioni, entità o gruppi; le interrelazioni umane dove i fenomeni di esclusione e le situazioni di crisi si verificano.

Comunità in uscita verso i giovani poveri:

si chiede di passare “da una comunità ripiegata in zone di confort ad una testimonianza di evidente fraternità nella condivisione con i giovani poveri”.

Inoltre viene richiesto che: “le comunità abbiano dei momenti specifici e condizioni permanenti di accoglienza di giovani: rivedano orari, strutture, ambienti e stili relazionali per essere autenticamente comunità aperte e accoglienti”.

Contatti

referente

don Emanuele De Maria

pastoralegiovanileicc@donbosco.it
+39 06 444 83 406

Ispettoria ICC

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