Prima di Pasqua il nostro Superiore, don Stefano Aspettati, si è recato in Egitto in visita alle case salesiane e ai nostri confratelli a Il Cairo e ad Alessandria. Lo abbiamo raggiunto per una intervista e farci raccontare qualcosa della sua esperienza.
1. Come mai l’ispettore dell’Italia Centrale in Egitto? Cosa ti ha portato nel Paese delle piramidi?
Desideravo da molto tempo andare in Egitto, a trovare i nostri confratelli e in particolare don Luca Pellicciotta della nostra ispettoria, ma soprattutto poter visitare finalmente i luoghi e le persone che cerchiamo di sostenere come Ispettoria insieme alle altre ispettorie della Regione Mediterranea e che sono la meta dell’esperienza missionaria estiva per i nostri giovani da diversi anni.
2. Qual è il senso del Progetto Missionario che lega la nostra Ispettoria al Medioriente?
L’unificazione, nel 2008, di quattro ispettorie in quella che oggi è la ICC portò con sé tradizioni di animazione missionaria differenti e anche legami con Paesi di missione differenti. Si sentì fin dai primi anni l’esigenza di aprire nuovi fronti su cui far convogliare le “energie missionarie” della nuova ispettoria. Questa istanza incontrò l’invito del Rettor Maggiore, che ci invitò a fare del Medio Oriente il nostro fronte missionario e ci affidò in modo particolare l’Egitto. Cominciarono quindi contatti, dialoghi, un discernimento comune che portò all’elaborazione di un progetto missionario rivolto questo Paese così affascinante e sfidante. Da allora tante sono state le forme di collaborazione e comunione: dalle esperienze missionarie estive all’insegnamento dell’italiano durante l’estate ai ragazzi delle scuole del Cairo e Alessandria; dal sostegno economico per alcuni progetti alla partecipazione di alcuni giovani della ICC ai confronti del MGS dall’altro lato del Mediterraneo… L’Egitto fa ormai parte del nostro orizzonte ispettoriale!
3. Le tue sensazioni e considerazioni durante la tua visita in Egitto?
Si tratta ovviamente di un paese molto diverso dal nostro, sia per la situazione politica, sia per quella economica, sia culturale; ma ha ovviamente anche alcuni aspetti simili. I giovani sono molto numerosi all’interno di un paese già popoloso (106 milioni di abitanti, di cui 30 milioni nella “grande Cairo”). Ho conosciuto in particolare quelli delle nostre scuole che parlano molto bene l’italiano. Diversi di loro desiderano emigrare per aspirare a una posizione di carriera migliore.
4. Che tipo di lavoro portano avanti i salesiani? Che impressione ne hai avuto?
Ho visitato le tre comunità in Egitto: le due del Cairo (Rod el Farag e Zeytun) e Alessandria. Rod el Farag è una scuola grandissima nella quale vi sono oltre 1000 allievi (da quest’anno sono ammesse anche le ragazze) impegnati nel Tecnico Industriale (ITI) o nei corsi della Formazione professionale (IP). La lingua di insegnamento è l’italiano e i programmi ministeriali seguono quelli del governo italiano. È un istituto sempre in piena attività a tutte le ore del giorno e della notte. Gli allievi sono cristiani (per lo più di origine ortodossa) e musulmani. Zeytun è invece una parrocchia con annesso oratorio situata in un’altra parte della città, che lavora con i cristiani egiziani e con un gran numero di profughi sud-sudanesi (cristiani) fuggiti dalle loro terre. Alessandria infine è anch’essa una scuola professionale e un oratorio. È attiva anche una missione ad Asyut nell’Alto Egitto (che vuol dire a sud). I salesiani in Egitto fanno quindi un lavoro enorme con migliaia di ragazzi; hanno rapporti molto fraterni con le FMA che si trovano sia ad Alessandria che al Cairo e sono molto stimati dalla Chiesa cattolica locale.