Published On: 4 Giugno 2024

Si è svolto a Roma il 1-2 giugno 2024, presso la casa ispettoriale il laboratorio denominato “Practicum” all’interno del percorso formativo del “Diploma di Accompagnamento”. Animato da don Piero Ingegnere e don Stefano Casu ha visto la partecipazione di venticinque persone fra laici, confratelli e consorelle che sono convenuti per perfezionare tecniche di ascolto attivo da utilizzare nell’accompagnamento spirituale.

Abbiamo rivolto a don Stefano e a don Piero alcune domande.

 

Don Stefano, cos’è il “Practicum”?

«Vuol dire “fare pratica” di quelle che sono le tecniche di ascolto. Abbiamo visto e usato insieme quelle tecniche che permettono di sintonizzare ed empatizzare con chi viene accompagnato. Abbiamo provato diverse tecniche che aiutano con lo sguardo ad entrare in sintonia. Abbiamo toccato i vari linguaggi: quello non verbale, quello para-verbale e quello verbale, sapere quando utilizzarli e come utilizzarli. La pratica poi si affinerà sempre più con il tempo. Questi sono degli strumenti che permettono di metterci in ascolto della presenza di Dio che è nell’altro, secondo la tradizione di Sant’Ignazio di Loyola».

 

Don Piero, quale tratto di don Bosco accompagnato ti affascina di più?

«La sua totale fiducia in don Cafasso, il cercare di fare la volontà di Dio, affidandogli la vita e non seguire quella che era un po’ la sua volontà».

E se ti dovessi chiedere invece qualcosa del don Bosco accompagnatore?

«Mi affascina naturalmente la sua capacità di instaurare relazioni profonde, fatte di confidenza, che favoriscono l’autenticità relazionale e, quindi, la stima e la fiducia. Queste relazioni veramente forti, con una carica affettiva alta, stimolavano il ragazzo a fidarsi, perché si sentiva voluto bene».

 

Don Stefano, quali temi avete toccato durante questi giorni di laboratorio pratico?

«Molti che hanno partecipato riconoscono la bellezza di incontrarsi. Vari di loro sono venuti già con tante domande. Un altro aspetto importante è la condivisione delle esperienze, dei dubbi. Si son sentiti aiutati da un ambiente dedicato a loro che ha favorito il confronto e l’ascolto calmo, tranquillo. Un altro tema che abbiamo toccato è stato quello dell’esame di consapevolezza, una pratica di preghiera più profonda del semplice esame di coscienza, perché permette di prendere consapevolezza di dove Dio si sia fatto sentire nella propria interiorità. Bisognerebbe prendere più dimestichezza con questa con questa preghiera e con i frutti dello Spirito Santo, saperli riconoscere e benedire il Signore».

 

Infine ti chiedo, don Piero, un bilancio di questi giorni.

«Un bilancio assolutamente positivo, a mio avviso, dovuto anche al minor numero di partecipanti, che ha permesso una maggiore conoscenza. Il clima è stato molto sereno. Bella e profonda la condivisione sia nei gruppetti sia tutti insieme. Diversi di loro hanno anche detto che si sono commossi, si sono sentiti accolti, capiti e sono stati molto felici. In vari hanno anche sottolineato il senso di inadeguatezza e questo è un indice che ci sono delle persone giuste per affrontare questo cammino bene».