Il quartiere del Piano San Lazzaro di Ancona si contraddistingue nel panorama cittadino per la sua multietnicità di provenienza e di religione (i dati del Comune indicano più di 100 nazionalità presenti). In questo contesto l’Opera Salesiana da anni propone tre attività (Estate Ragazzi, Estate Giovani e Estate Famiglie) come servizio a tutta la cittadinanza, specialmente i più poveri e bisognosi.
In un’ottica di attenzione al territorio e di integrazione attiva e concreta, la proposta di animazione delle attività estive è stata fatta anche a ragazzi di fede non cristiana. Infatti, il gruppo di animatori e aiuto-animatori è stato composto da una quarantina di ragazze e ragazzi provenienti da diciotto Paesi differenti e appartenenti cinque religioni.
Tanta diversità spesso viene vista e vissuta come un ostacolo, un muro invalicabile, un vero blocco culturale tale da non permettere l’incontro e l’ascolto dell’altro. I ragazzi, invece, hanno saputo farne la loro unicità per mettersi al servizio di più di cento bambine e bambine che hanno preso parte al centro estivo. Nonostante molti fossero alla loro prima esperienza di servizio e animazione, «i bambini hanno colto la genuinità di noi animatori, specie nelle cose più semplici», ci dice S., animatrice di 14 anni del Bangladesh di fede musulmana. «Sentirsi accolti e degni della fiducia di tutti, pur non conoscendoli, è stata la chiave per avvicinare molti ragazzi» come ci raccontano L., animatore italiano di 17 anni di fede cattolica, e S., animatrice di 15 anni di origine dominicana. Per alcuni è stato «un ritorno a casa» come ci sottolineano K., animatore di 16 anni proveniente dalle Filippine che ha frequentato da animato il centro estivo anni fa, e S., animatrice di 15 anni proveniente dal Bangladesh di fede musulmana che ha frequentato il doposcuola dell’oratorio durante l’inverno.
I ragazzi e ragazze sono riusciti in poco tempo a formare un gruppo saldo e coeso che non si è fermato alla “semplice” animazione delle giornate. All’interno dell’Estate Giovani, infatti, si sono soffermati a riflettere su quanto ognuno di loro sia unico e che le diversità tipiche di ogni persona siano il vero punto di forza per un’integrazione efficace tra popoli e culture diverse. L’essere unico è il miglior modo per vivere in comunità, per contribuire alla crescita della stessa, per aiutare la società in un processo di accettazione dell’altro che veda le diversità come una ricchezza, un’occasione per diventare migliore, io, noi, gli altri.