Sull’edizione di oggi de L’Osservatore Romano è uscito un articolo che parla della struttura che accoglie ragazzi in difficoltà a Scandicci, vicino Firenze.
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«In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare»: è quanto amava ripetere don Bosco quando parlava dei ” suoi ” ragazzi; e sulla scia del loro fondatore, i salesiani di Scandicci, piccolo centro alle porte di Firenze, hanno pensato di dare vita a una struttura per accogliere i ragazzi più difficili. Un bel segno di apertura alla città e al territorio, in un momento di chiusure e di distanziamento sociale a causa del covid-19. Quella realizzata a Scandicci è una comunità semiresidenziale per giovani dedicata alla memoria del beato
salesiano Artemide Zatti. «Dopo due anni di riflessione, discernimento, studio, coinvolgimento di molte persone e professionalità, lavori e scelte, da qualche mese la casa di accoglienza è finalmente operativa. Abbiamo fatto un bel percorso, con tutta l ‘ équipe educativa. La comunità parrocchiale ci ha sempre sostenuto – precisa al nostro giornale il direttore dell’opera di Scandicci, don Giorgio Mocci, parroco di Santa Maria Madre della Chiesa – abbiamo diversi volontari pronti a mettersi a disposizione di questi ragazzi, e mi riferisco in particolare ai membri dell ‘ associazione La melagrana che – aggiunge il sacerdote – è il nostro braccio
operativo». A fare da guida, faro e orizzonte nell’avanzamento di questa nuova avventura è stata, per tutto questo tempo, la celebre frase di don Bosco. La soddisfazione per aver iniziato questo percorso ora è tanta. «Un’idea – ricorda don Giorgio – che nasce anche come risposta a un’esigenza del territorio per il quale la tutela dell’infanzia e dell ‘ adolescenza ha da sempre rappresentato una delle priorità nelle politiche sociali e dove la sinergia con La melagrana e dei salesiani di Scandicci, che da sempre si propongono di realizzare attività di prevenzione e di supporto alle famiglie, ha portato alla costituzione di una rete educativa solida. Nel nostro territorio», sottolinea il sacerdote, «non c’era una struttura in grado di accogliere ragazzi problematici che molto spesso venivano dirottati in altre aree con enormi difficoltà. Adesso, invece, vengono da noi. Ci occupiamo di loro dal lunedì al venerdì. Prepariamo il pranzo, li aiutiamo a fare i compiti e cerchiamo di svolgere un lavoro di prevenzione, come ci ha insegnato il nostro fondatore» . « ” Ci siamo ” è la frase che più di tutte ricorreva nei messaggi, nelle chiamate, negli incontri che abbiamo fatto qualche mese fa. E ” ci siamo ” – spiega Yuna Kashi Zadeh, presidente dell’associazione di promozione sociale La melagrana, che da sempre collabora alle attività di prevenzione e di supporto alle famiglie dell ‘ opera salesiana – vuol dire ” e s s e rc i ” , in modo pieno, essenziale, vuol dire “s t a re ” , ad abbracciare, a incontrare, a sorridere, a piangere, a parlare, ad ascoltare». La comunità semiresidenziale, situata in una vera e propria casa, ha iniziato le sue attività aprendo le sue porte ai primi quattro giovani. In totale, però, potrà accoglierne fino a diciotto al giorno, maschi e femmine, dai 6 ai 14 anni, inviati dai servizi sociali del territorio o dall’associazione stessa, aperta dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 19. Tutto con un obiettivo ben preciso: la relazione e la fraternità. «E sì, perché i ragazzi che accogliamo nella nostra struttura – sottolinea il sacerdote – sono figli dell’intera comunità parrocchiale, la quale si preoccupa del loro sostegno. Adesso, a causa della pandemia stiamo operando a scartamento ridotto, ma il nostro obiettivo è di operare a pieno regime». Guardando a don Bosco, dunque, inseriti nella cornice educativa del sistema preventivo, i salesiani di Scandicci, con tutti i collaboratori nella missione, hanno deciso di partire con questo nuovo e stimolante progetto. E mentre in tanti chiudono, loro aprono e lo fanno senza se e senza ma. «Per noi – ha concluso don Mocci – è importante aver iniziato quest’opera di vicinanza ai ragazzi soprattutto a quelli più problematici e in difficoltà. Noi salesiani siamo qui, a Scandicci, come in tutto il mondo, proprio per questa ragione: essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani».