«La Parola ascoltata con fede è per noi fonte di vita spirituale,
alimento per la preghiera, luce per conoscere la volontà di Dio negli avvenimenti
e forza per vivere in fedeltà la nostra vocazione.»(dalle Costituzioni Salesiane, art.87)
Con la lettura di questo articolo abbiamo aperto venerdì 9 febbraio 2024 l’incontro dei salesiani “over 75” della Sardegna e quello di formazione dei tirocinanti della nostra Circoscrizione, ospitati nella comunità dei cappuccini a Cagliari e guidati dal Vicario de Superiore, don Michelangelo Dessì, per condividere tra di noi esperienze sulla nostra vita salesiana, chi con più e chi con meno anni di professione: al centro della mattinata era proprio la Parola di Dio, in tutti i sensi.
Dopo che ciascuno di noi si è presentato raccontando di sé e di alcuni episodi particolari della sua vita, ci siamo soffermati su quanto sia importante la Parola di Dio per la nostra vita da consacrati. Don Bosco la citava continuamente nei testi scritti per i ragazzi o per i confratelli, nelle lettere che inviava a tante persone di diverso ceto sociale e con i più svariati diversi intenti. Non solo, la Parola era scolpita sui muri del primo oratorio di Valdocco, era spezzata per i giovani nei momenti di preghiera e durante gli Esercizi Spirituali, sparsa nei sogni e nelle “buonenotti”. Don Bosco dava addirittura ai giovani la Bibbia (attraverso la mediazione della “Storia Sacra”), affinché la leggessero senza timore e se ne nutrissero il più possibile (atto considerato quasi “eretico”, perché tipico dei protestati). Possiamo dire che, ogni giorno e con ogni mezzo possibile, il nostro fondatore La seminava costantemente.
Il Santo dei giovani aveva talmente capito l’importanza del contatto con la Sacra scrittura che ne raccomandava ai confratelli la meditazione quotidiana, fino a farla diventare una prassi della nostra congregazione. “Avendo quotidianamente in mano la Sacra Scrittura” (C 87), a mattina o a sera, il Signore ci parla e alimenta il nostro zelo pastorale per i giovani, cerca di plasmare il nostro cuore per essere simile a quello del Buon Pastore, ci aiuta a dare testimonianza concreta della nostra fede in mezzo a coloro che incontriamo, ci chiama (cioè ci pro-voca) per cercare di essere, come afferma San Paolo, “tutto a tutti, servo di tutti […] per salvare qualcuno ad ogni costo” (cfr. 1 Cor 9).
Tutti noi confratelli abbiamo condiviso come la Parola ci interpella nella nostra vita e abbiamo incoraggiato a solidificare una buona prassi in uso in alcune nostre case, la condivisione della Parola: un momento all’inizio della settimana in cui condividiamo in comunità un aspetto che ci colpisce e ci risuona della Liturgia della domenica prossima. Non una “preparazione all’omelia”, ma una condivisione di ciò che Dio ci sussurra nella/per la nostra vita. Perché, come recita il Salmo 27: “se Tu non mi parli, io sono come colui che scende nella fossa”.
E poiché “l’ascolto della Parola trova il suo luogo privilegiato nella celebrazione dell’Eucaristia” (C 88), abbiamo terminato la nostra formazione con la Messa nel Santuario, dove sono sepolti due Santi della famiglia francescana: Sant’Ignazio da Laconi e il Beato Nicola da Gesturi. Due figure semplici di religiosi laici, entrambi questuanti della loro comunità, i quali hanno saputo testimoniare, con la loro vita, la bontà e la vicinanza di Dio a chiunque chiedesse loro una parola o un aiuto concreto.
Antonio Cini