Published On: 30 Agosto 2024

La seconda giornata dell’Assemblea Ispettoriale ICC, dedicata ai Segni di Speranza, si apre con una tavola rotonda che ha visto protagonisti cinque testimoni che hanno raccontato le tracce della speranza nel loro vissuto.

Iniziano le danze i due Salesiani Cooperatori Paolo e Michela, provenienti dalla casa di Roma Pio XI, i quali ci hanno raccontato come vivono il loro essere una coppia sposata con figli in un mondo ferito sul tema della fedeltà e dell’affettività. Sempre più famiglie in Italia vedono nel matrimonio una fonte di sventure e di fatiche alienanti, non duraturo e quindi prima o poi destinato a sgretolarsi. Ci hanno perciò la bellezza di accompagnare e di stare accanto agli adulti che sono in cammino per questa scelta e che la portano avanti giorno dopo giorno. “L’unica Speranza è ricordarsi che nella relazione matrimoniale e famigliare c’è Dio”.

La bellezza di essere generativi passa non soltanto attraverso la famiglia, ma anche per altre vie, come quella della cura per l’evangelizzazione. Don Francesco Scalzotto, prete del Clero di Bologna, che lavora presso il Dicastero per l’Evangelizzazione, parte con il brano evangelico dei due discepoli di Emmaus proprio per ricordarci che Gesù Cristo si fa prossimo ai due che viaggiano confusi ed hanno perso la speranza. Gesù si fa dono gratuito, non risparmiando di dire loro la verità e disvelargli la sua identità nella Parola e nello spezzare il Pane, come capita pure quando si sta in preghiera, davanti a Lui durante l’Adorazione Eucaristica. «Ci vuole prossimità nelle esperienze che viviamo per essere segni di speranza e per poterne darne ad altri». Infatti, solo una volta vista, assaporata e toccata questa Speranza, si può ritornare a portarla e testimoniarla con più verità ed entusiasmo, come ci riporta il Vangelo di Luca riguardo l’episodio sopracitato.

Davide Guizzo, giovane adulto, sposato e cresciuto nella casa salesiana di Latina, lavora ora come Advisor presso MBS Consulting a Milano e grazie ai suoi studi e alla sua passione, ci ha descritto tre imprese create negli ultimi anni, improntate a curare e risolvere difficoltà presenti nel loro territorio. Partendo dalla ben nota app “Too good to go”, che da Copenhagen è sbarcata in tanti paesi europei ed ha aiutato a diminuire lo spreco alimentare, passando per l’associazione “Addiopizzo” che si è prefissata di combattere il pizzo e il turismo sostenibile in Sicilia (e non solo), ha terminato con Banca Etica, istituto di credito che “sporca i suoi soldi” finanziando solo progetti sostenibili e trasparentemente etici. Stupisce dalle sue spiegazioni come queste attività siano nate dalla mente e dal cuore di giovani che hanno avuto il coraggio di sognare per affrontare una sfida e altre oltre le problematiche personali e locali.

E di storie di perseveranza e rinascita ha parlato in conclusione anche Francesca Figini, direttrice del CFP Vallecrosia, attraverso la vita di tre giovani che sono passati nelle aule del Centro di Formazione Professionale che dirige da anni. Di uno di essi ci ha ricordato i suoi “occhi determinati” che hanno saputo attirare la sua attenzione e la dedizione e fiducia dei formatori, che nonostante le difficoltà non lo hanno mollato fino alla fine del percorso. Ha poi raccontato di una ragazza che, proveniente da una famiglia sfasciata e rimasta incinta all’ultimo anno del corso, ha scelto di portare avanti la gravidanza e – con l’affetto e il sostegno dei suoi compagni e docenti – ha terminato il suo percorso di studi. Oggi lavora e vive con il padre delle sue due figlie, in un clima familiare sereno. Infine, ci ha raccontato del modo con il quale dare speranza e fiducia profonda ha fatto rinascere un giovane extracomunitario senza sostegno familiare, facendogli scoprire i propri talenti, le proprie ricchezze e risorse personali grazie al corso professionale. Partendo da una situazione di base negativa, col rischio di replicare i modelli negativi della famiglia, questi giovani hanno trovato adulti disposti a farsi carico delle loro fatiche e, senza spaventarsi, li hanno accompagnati in una crescita sana.

Purtroppo, non tutti i ragazzi hanno la fortuna provvidenziale di incontrare persone capaci e desiderose di starli accanto, e questa ultima testimonianza ci ha ricordato il bisogno impellente di prendersi cura di loro. Le nostre case hanno da essere sempre più accoglienti, luoghi e reti di relazioni in cui ciascun giovane può sentirsi accompagnato, può crescere tirando fuori il meglio di sé, fino addirittura a rinascere. Semplicemente come ha fatto don Bosco due secoli fa, fidandosi fino in fondo di Dio. Dei giovani.

 

Al termine della mattinata don Emanuele De Maria e don Andrea Lupi hanno presentato e consegnato all’assemblea il nuovo Progetto Educativo Pastorale Salesiano Ispettoriale, ripercorrendo i vari passaggi e le tappe del lavoro di quest’ultimo anno, che ha portato alla redazione finale di questo documento.

Antonio Cini, sdb