Published On: 10 Settembre 2024
sig. Vittorino Zaramella

Borgoricco (PD), 26/04/1935 | + Roma, 10/09/2024

Annuncio

La comunità salesiana di Roma – Sant'Ardemide Zatti e la Circoscrizione Salesiana “Sacro Cuore” – Italia Centrale annunciano che

È ENTRATO NELLA VITA PIENA

VITTORINO ZARAMELLA salesiano coadiutore

72 anni di professione religiosa morto il 10 settembre 2024 a 89 anni d’età

I funerali saranno celebrati giovedì 12 settembre alle ore 10,00 nella Cappella di Sant'Artemide Zatti a Roma

I resti mortali attenderanno la resurrezione nel cimitero di San Michele a Borgoricco (PD).

Biografia

Vittorino è nato il 26 aprile 1935 a Borgoricco in provincia di Padova, da papà Olivo Zaramella, di professione agricoltore, e da mamma Emilia Cornacchio, casalinga. Vittorino era nella linea familiare, decimo tra i suoi sei fratelli e cinque sorelle. Proprio in famiglia, fin dall’infanzia ha vissuto quel clima comunitario, gioviale e sereno che poi ha portato con sé nella vita salesiana. I primi anni di vita Vittorino li passa in famiglia, in questa località di campagna che era Borgoricco di circa 2.000 abitanti.

È entrato nell’aspirantato e poi nel Noviziato di Chieri-Villa Moglia il 15 agosto del 1951, compiuti i 16 anni e ha fatto la sua prima professione religiosa il 16 agosto 1952. In questi giorni aveva dunque festeggiato i 72 anni di vita religiosa! Dopo la prima professione va nella casa di Torino Rebaudengo e quindi si sposta a Roma nella casa del Pio XI, dove si prepara alla Professione perpetua che emetterà il 16 agosto 1958 a Lanuvio. Interessanti le parole che lo descrivono nell’ammissione alla professione perpetua dei confratelli del Pio XI: “Ottimo come religioso: spirito di pietà sentito. È di sacrificio. Amante del lavoro. Si presta per l’assistenza. Lavora all’Oratorio. Attaccato alla sua vocazione. Qualche volta un po’ attaccato alle sue idee.” (3 luglio 1958)

Continuerà a lavorare al Pio XI per altri due anni per spostarsi poi al Gerini nel 1961 una prima volta e qui lavorare per sei anni nella formazione professionale con tanti giovani. A questo punto i superiori gli chiedono di prendere la maturità elettronica e nell’anno 1967/68 si reca a Torino, presso l’Istituto Agnelli, dove consegue questo titolo.

Torna a Roma, presso il Gerini dove starà per altri 6 anni, ritornando successivamente al Pio XI, sempre a Roma e qui vivrà e lavorerà stabilmente per 18 anni, dal 1974 al 1992, insegnando al CFP tra i meccanici. Dal Pio XI passa poi al Borgo ragazzi Don Bosco e in questa casa starà per 9 anni. Arriva poi l’obbedienza come economo nel Noviziato di Genzano, ruolo che ricoprirà dal 2001 al 2008, per poi ritornare al Pio XI dal 2008 al 2012 occupandosi in particolare dei confratelli anziani dell’infermeria, poi al Gerini dal 2012 al 2020 e infine al Borgo Ragazzi Don Bosco dal 2020 al 2022. In questi due anni scarsi al Borgo purtroppo la salute peggiora e una caduta lo costringe ad essere operato al femore e quindi per la convalescenza trasferirsi presso la casa Sant’Artemide Zatti.

Si è preso cura dei giovani in diversi ambiti: nella scuola professionale, nell’Oratorio, è stato formatore dei giovani confratelli nel Noviziato di Genzano dal 2001 al 2008; e poi ha accudito gli anziani della nostra casa Zatti dal 2008 al 2012. Davvero la sua attenzione e la sua delicatezza sono stati a vantaggio di tutti!

Omelia

di don Daniele Merlini

Carissimi, leggendo il Vangelo della liturgia di oggi (Lc 6,27-38), siamo invitati a quella mitezza che è un frutto maturo del vissuto evangelico: “amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica”; ebbene leggendo queste parole si delineava proprio davanti a me la figura del sig. Vittorino Zaramella, che io ho conosciuto ormai anziano, per pochissimo tempo, nella casa del Borgo Ragazzi Don Bosco, prima che una caduta lo costringesse infermo e dunque affidato alle cure della casa Sant’Artemide Zatti.

“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. L’invito all’amore caritatevole, ad un amore gratuito nella nostra vita è giustificato dalla riconoscenza di quell’amore che per primo il Padre riversa su di noi fin dall’inizio della vita, quell’amore che riceviamo dai nostri familiari, quell’amore che ci permette di non sentirci mai soli e che ci spinge a nostra volta ad amare, perché questa è la vera essenza e realizzazione dell’umano.

Il sig. Vittorino Zaramella ha accolto il dono di amore di Dio nella sua esistenza e lo ha concretizzato nei suoi 89 anni di vita attraverso una donazione totale a Dio e ai giovani, costante, mite e appassionata.

Di seguito alcune testimonianze raccolte sul sig. Vittorino che confermano la sua mitezza, il suo impegno nel lavoro apostolico verso i giovani e nella affabilità che chiunque lo incontrasse poteva sperimentare.

Don Felice Terriaca: “Una decina di giorni orsono nel fare una visita alla comunità Zatti ho avuto modo di salutare il signor Vittorino … è stato economo nella Comunità S. L. Versiglia … In quegli anni si è mostrato sempre attento alle necessità della Comunità e servizievole nei confronti dei giovani Novizi; sempre attento al buon andamento della casa ed esemplare nella testimonianza di vita consacrata…”

Don Angelo Santorsola: “Ho avuto la gioia di condividere 3 anni con il caro sig. Vittorino Zaramella. Siamo stati insieme a Genzano di Roma dove lui svolgeva il servizio di economo della comunità. È vivo in me il suo ricordo di salesiano laborioso e testimone di povertà salesiana. Era attento al valore delle piccole cose e all’importanza del sacrificio per educare al valore della gratitudine per quanto abbiamo e per renderci solidali con chi è meno fortunato. Ricordo che spesso faceva alcuni chilometri a piedi per comprare il pane ai novizi dove costava di meno. Era sempre presente ai momenti comunitari e viveva uno spirito di pietà autentico che si traduceva in operosità e testimonianza quotidiana. Sono certo che don Bosco lo accoglie in quel pezzo di paradiso riservato ai suoi figli.”

Don Roberto Barone: “I miei ricordi di Vittorino risalgono agli anni ’80, quando eravamo confratelli nella stessa comunità del Pio XI, dove lui insegnava nel CFP tra i meccanici. Mi è rimasta impressa la sua gentilezza, affabilità, cordialità. In quel tempo al Pio XI i confratelli coadiutori erano numerosi e alcuni erano figure “storiche”. Vittorino era uno di quelli con cui mi capitava di parlare più spesso e l’iniziativa era per lo più sua, che s’interessava della mia salute, del lavoro tra i giovani, della mia famiglia. In seguito, di lui mi ha colpito il fatto che, terminato il lavoro al CFP, ha saputo mettersi a disposizione in altri ruoli, come quello di economo al noviziato. Gli piaceva leggere di storia, di geografia e si manteneva informato sull’attualità. Era fiero dei suoi natali veneti ed in particolare in quel di Padova. Quando, ormai anziano, fu mandato dal Gerini al Borgo, ha sofferto questa obbedienza e diceva che alla sua età, ultraottantenne, i confratelli non dovevano essere traferiti. Un fatto di cui personalmente non l’ho mai sentito parlare era la tragedia della morte del fratello, più grande di lui, che da giovane confratello perì nel tentativo di soccorrere un ragazzo che stava annegando; mi son fatto l’idea che quel dolore lo ha accompagnato lungo la sua vita e sotto l’apparenza della sua gentilezza e cordialità, Vittorino l’abbia sempre celato nel cuore.”

Il Sig. Magagna: “Esigente con i ragazzi, ma sempre rispettoso della loro persona e di quanti incontrava nel cammino della vita. E’ stato indefesso nel lavoro, onesto, fedele e molto preciso nei suoi impegni di attività educativa e didattica e in quelli di vita religiosa e salesiana. Attento nelle parole e prezioso nelle relazioni umane. E’ stato un salesiano tutto d’un pezzo, puntuale nei momenti di vita comunitaria e di preghiera, che ha vissuto in modo convinto e sincero”.

Don Alessio Massimi e don Beppe Doria: “Nonostante siano passati 22 anni da quando abbiamo conosciuto il Signor Vittorino, alcuni ricordi rimangono indelebili dentro di noi. Lo ricordiamo come un confratello distinto, servizievole e sempre sorridente. Difficilmente l’abbiamo visto arrabbiarsi. Nel suo ruolo di economo è stato sempre attento ad ogni necessità dei novizi dalla prenotazione delle visite mediche all’andare a comprare i bisogni primari per ogni confratello.”

Don Francesco Galante: “Quando giunge la notizia della partenza di un confratello verso il cielo è bello poter ripensare con un misto di nostalgia e gratitudine a tutte le volte che le strade si sono incrociate. Pensare per me al sig. Vittorino vuol dire pensare alle origini della mia vita salesiana perché la sua storia ha segnato i primi passi del mio camminare con don Bosco. Ho condiviso con lui l’anno del noviziato che vedeva me giovane desideroso di capire se davvero il Signore chiedeva tutta la mia vita e lui, salesiano ormai navigato, occuparsi dell’economia della casa e della cura del nostro quotidiano. Se mi fermo per un attimo a sfogliare l’album dei ricordi di quell’anno mi sembra di poter riassumere tutto quello che abbiamo condiviso in tre grandi aggettivi che descrivono il suo tratto, o meglio, quello che di lui io ho sempre portato con me. Il sig. Vittorino mi ha insegnato ad essere: schietto, attento e povero. Schietto perché il suo carattere deciso e preciso lo portava a non nascondersi dietro a poco utili giri di parole quando voleva dirti qualcosa, lo faceva e basta. Questa sua schiettezza io l’ho sempre associata alla certezza della fraternità: due fratelli non temono di dirsi come la pensano perché alla base c’è quella custodia reciproca che nasce dal cielo. Attento perché aveva cura di tutti ed ognuno. Sapeva di cosa avevamo bisogno e faceva in modo di anticipare le nostre richieste quando queste erano espressione del desiderio di crescere nella condivisione e nella sobrietà. Povero perché il suo modo di vivere raccontava la capacità di accontentarsi di ciò che arrivava e di meravigliarsi di fronte alla Provvidenza che bussava alla porta. Sono certo che ora il sig. Vittorino stia davvero camminando verso il Paradiso, con quella calma e quella fermezza che ha sostenuto sempre la sua vita: un passo per volta, decisi verso la meta! Lo affidiamo a don Bosco e alla Vergine Ausiliatrice certi che lo custodiranno lungo il cammino.”

Don Emanuele De Maria: “Ho conosciuto Vittorino agli albori della mia vita salesiana: era l’economo della comunità del noviziato di Genzano. Lo ricordo con tanto affetto anche se spesso sentivamo di appartenere a generazioni lontane anni luce! Un economo di altri tempi: dalla spesa fatta tutti i giorni alla parsimonia – ai nostri occhi giovani a volte anche eccessiva! – nell’amministrare. Vittorino esprimeva la sua fedeltà in cose piccole, ma costanti e sistematiche: precisione in qualunque cosa gli fosse affidata, puntualità agli impegni comunitari, dedizione al lavoro e predilezione per i lavori più nascosti e meno visibili. Mi colpiva anche la sua grande attenzione ai genitori di noi novizi, ogni volta che se ne presentava l’opportunità in occasione di qualche loro visita. Ho in mente tanti quadretti con il signor Mura, altro confratello coadiutore e spesso “autista” del signor Vittorino, che invece non guidava la macchina. Due anime belle, che condividevano il lavoro e la vita in mezzo ai novizi. Due anime diversissime eppure affiatate. Ricordo di una volta in cui, come di consueto, il signor Mura accompagnò in macchina Vittorino a comprare la frutta… siccome gli acquisti si dilungavano pensò bene di andarsene e lasciare Vittorino a piedi: tornato a casa Vittorino era visibilmente irritato, ma dopo due scintille, il tutto si risolse in una bella risata di entrambi!”

Don Giorgio Mocci: “Ricordo con affetto la dedizione del sig. Vittorino Zaramella. In Noviziato è stato il nostro economo, un grande lavoratore! Era sempre il primo in chiesa e l'ultimo ad andare a dormire alla fine della giornata. Sapeva dialogare con noi giovani novizi ed era preoccupato che non ci mancasse niente. Era un uomo d'azione che non perdeva un minuto di tempo, sempre indaffarato per risolvere qualche problema della casa. Per noi è stato senza dubbio un bell'esempio di vita religiosa.”

Don Roberto Colameo: “Carissimo don Daniele, ti prego di porgere le condoglianze ai familiari e il grazie alla Comunità A. Zatti, alle Suore e al personale per avere amorevolmente assistito il sig. Zaramella in questi tempi.. Ho del Sig. Vittorino un ricordo di un confratello dedito al lavoro, alla missione che gli veniva affidata, soprattutto nel mondo della formazione professionale prima e successivamente nell’economato. E’ in quest’ultimo servizio che ho apprezzato la sua meticolosità e attenzione ai singoli, in particolare quando fu chiamato come economo della Casa di Noviziato di Genzano. Lo si rivedeva partire per prendere quotidianamente il pane necessario alla Comunità e ritornare più volte a riprenderlo quando i numeri di coloro che partecipavano ai pasti andavano aumentando: questo faceva sorridere ma nello steso tempo metteva in luce la sua attenzione a non sciupare le risorse economiche e nello stesso tempo la sua disponibilità nel mettersi a servizio della Comunità. Ringraziamo il Signore per il dono di Vitorino alla Congregazione: è vero, quando un salesiano muore lavorando per le anime la Congregazione riporta un grande trionfo. Dal Cielo, dal Paradiso “salesiano” aiuti a trovare giovani che donino la loro vita così, con entusiasmo, disponibilità e umiltà per servire altri giovani.”

Don Gianni Sirca: Il sig. Vittorino, negli ultimi anni vissuti nell’Istituto Gerini, - prima di approdare nella comunità Zatti, - ormai non più coinvolto direttamente nella Formazione Professionale, ha dato per diversi anni alla comunità salesiana, ai formatori e agli allievi del Centro una bel-la testimonianza di attenzione, affetto e di cura quotidiana nei confronti del confratello sig. Antonio Lobina. Il sig. Lobina, per motivi di salute, durante l’intera giornata si muoveva con un carrelletto con la bombola di ossigeno. Essendo però distratto, teneva spesso l’interruttore spento e quindi non prelevava l’ossigeno. Il sig. Vittorino gli stava sempre accanto nei continui movimenti e passeggiate del sig. Lobina nei vari laboratori e gli ricordava di accendere l’interruttore, o glielo accendeva a sua insaputa, anche se il sig. Lobina borbottava e dice-va che non era vero. Tale piccolo, semplice e costante gesto di attenzione alla salute e benessere del confratello è stato per il sig. Vittorino un modo per rendersi utile nella comunità, è stato positivamente osservato da coloro che passavano nell’Istituto e ha mostrato la sua grande sensibilità, attenzione e affetto per chi aveva bisogno. Negli ultimi mesi vissuti nella comunità Zatti, non mancava mai il suo “grazie” di cuore quando riceveva anche un piccolo aiuto dai confratelli, dalle suore o dal personale.