In silenzio verso la Rinascita
Da giovedì 28 a sabato 30 marzo, noi giovani dell’Oratorio “San Domenico Savio” della Casa di Civitanova abbiamo vissuto, presso la Comunità salesiana, un Triduo Pasquale di ritiro e di Esercizi Spirituali.
In un clima di silenzio e di meditazione, questi tre giorni sono stati l’occasione per uscire dal caos della quotidianità, mettere in pausa e fare un’istantanea della propria vita; le mattinate erano scandite dalle riflessioni di don Michelangelo Dessì, ospite speciale che ci ha accompagnato in questa esperienza nel suo ruolo di predicatore; in un periodo come quello pasquale, ci siamo concentrati sul passo, tratto dal Vangelo di Luca, di Gesù in preghiera sul Getsemani; e non a caso sul ruolo della preghiera per non cadere in tentazione. E per tentazione si intende in particolare la fuga dalle proprie responsabilità, la paura di guardare in faccia una realtà che esige una decisione personale, la paura ad affrontare i problemi della vita quando non va come vorremmo.
È questo che ci dimostra come sempre attuale è la nostra presenza nell’Orto degli ulivi; giunti al termine di ogni nostra giornata, quando siamo avvolti dal silenzio, invochiamo sempre la stanchezza per eludere il compito della preghiera. Però, come Gesù, anche noi non dobbiamo trasformare la tristezza in motivi per dormire, bensì in tenace vigilanza; sappiamo sempre trovare nella tristezza un decoroso motivo per abbandonare le nostre lotte di ogni giorno e quando la tristezza diventa troppo grande, noi dormiamo, cioè cerchiamo di fuggire, chiudendo gli occhi per far finta di non vedere. È la tentazione della pigrizia, della paura di buttarsi per rispondere a ciò a cui il mondo ci chiama a compiere. La lotta che dovremmo combattere è invece come quella di Giacobbe per strappare una benedizione all’angelo e come quella stessa di Gesù nell’orto: è la lotta della fede e della preghiera, la sola che è capace di affrontare l’angoscia e la morte, senza tentare di fuggire nel sonno.
La preghiera è guardare in faccia la paura, la responsabilità. Dobbiamo imparare a vegliare per non rassegnarci alla tristezza e non lasciarci prendere dalla stanchezza, ma trasformarla in voglia di lottare. Vegliare e pregare nel momento della prova vuol dire anche lasciare emergere l’angoscia, come ha fatto Gesù sulla croce, momento che abbiamo rivissuto insieme alla Comunità recitando la “preghiera delle sette parole” nell’Ora della Misericordia.
Abbiamo quindi vegliato e ci siamo messi in cammino alla volta di Loreto: nella sera del Venerdì Santo abbiamo partecipato alla Passione vivente “La Morte del Giusto”, che, per il suo carico altamente rappresentativo, ci ha veramente emozionato. E nella condivisione dei momenti comuni con i Confratelli, così come nell’aiuto in qualsiasi cosa era necessaria, abbiamo avuto l’occasione di metterci in servizio, proprio come Gesù ha fatto con i propri apostoli.
In una ordinarietà sempre frenetica, priva di momenti in cui possiamo con lucidità pensare a noi stessi, in questi giorni è stato possibile sintonizzarsi su quella frequenza giusta per mettersi in ascolto come Samuele e Abramo, pensare a come stia procedendo la nostra esistenza, vincere ciò che ci paralizza ed essere disponibili a compiere ciò a cui siamo chiamati; in una parola, rinascere.
Michele Asciutti