Mercoledì 30 Agosto, alle ore 11.00, nel tempio di Don Bosco a Roma, Angelo Mereghetti rinnoverà la professione, consacrandosi per sempre a Dio nella vita religiosa della Congregazione salesiana.

Lo abbiamo intervistato per voi. Ecco qua la nostra intervista:

Ciao Angelo, anzitutto ti chiediamo di presentarti: raccontaci un po’ di te. 

Ci sarebbero molte, forse troppe cose da raccontare, sapete bene che quando inizio a chiacchierare è difficile togliermi la parola, ma mi limiterò a raccontare l’essenziale. Sono nato a Chieti il 2 settembre del ’94 da mamma Dina e papà Francesco. Sono cresciuto all’oratorio salesiano di Sulmona, tra l’animazione in cortile e quella sull’altare. L’Oratorio è sempre stato per me il luogo in cui ho costruito le relazioni più significative della mia vita. Con serenità dico sempre che quelli sono stati gli anni in cui ho iniziato a camminare come uomo e come cristiano.

 Come e dove hai risposto alla chiamata alla vita religiosa?

Bisogna tornare al 15 luglio del 2012, era l’inizio del mio Campo Bosco. Ci avevano chiesto di pensare una grazia speciale da chiedere in quel campo, ricordo ancora che io volevo soltanto capire quale fosse il posto, pensato per me, dove trovare la felicità. Diciamo che fin da subito trovai “un piccolo sentiero” per raggiungere questo posto e iniziava proprio dalla casetta di Don Bosco. Da allora cammino su questa strada e ammetto che sono molto felice.

Da lì hai iniziato il tuo cammino con i salesiani, cosa ci puoi dire su questo percorso?

Il cammino è stato sicuramente bello e impegnativo, ma più di tutto mi piace ricordare che l’aspetto più affascinante è stato quello di camminare accanto a santi confratelli. La bellezza di questi anni è stata caratterizzata da delle comunità dove mi sono sentito accolto, amato e custodito. Capaci con il loro esempio di vita e la loro dedizione alla missione di mostrarmi cosa significa “essere segni e portatori dell’Amore di Dio ai giovani”.

Un’ultima domanda su di te, ci dici qualcosa sulla tua scelta della vita consacrata da coadiutore salesiano?

In questi anni di cammino ho capito che il Signore mi chiamava a consacrarmi a lui, niente in più, niente in meno. Non sento che il Signore mi chieda di vivere la mia consacrazione attraverso il ministero sacerdotale. La forma del coadiutore è il modo con il quale posso vivere questa chiamata anche attraverso quella che è la mia professionalità, che in questi anni mi ha portato a studiare l’ambito della Comunicazione Sociale. Infine mi piace sempre riportare una frase che mi regalò un confratello: “the Salesian brother is whiskey without soda”. Lascio a voi l’interpretazione.

Per finire una domanda un po’ più ampia; che sfide ti immagini da qui in avanti per la vita religiosa?

Che dire, secondo me oggi la vita consacrata ha il compito di “svegliare il mondo”, come ci ricordava un canto di qualche anno fa. Come? Portando l’amore di Dio e ricordando ogni giorno che la nostra meta è il Paradiso, nient’altro.

Ringraziamo Angelo per il tempo che ci ha dedicato e per le cose che ha condiviso con noi.