Carissimi Confratelli,

il Signore della Vita ha accolto nel suo abbraccio di pace il nostro Confratello Sacerdote don Piermarino Cenci, ci lascia a 84 anni di età, 66 di professione religiosa e 56 di sacerdozio.

Breve profilo bibliografico

Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria. Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Queste parole del Salmo ci introducono alla celebrazione odierna dell’Eucaristia nelle esequie di don Piermarino Cenci. Vogliamo rendere grazie a Dio per la sua vita, per il bene che ha fatto, per la sua testimonianza di fedeltà fino alla fine e affidarlo alla sua misericordia con la nostra preghiera di suffragio affinché il Signore ricco di amore perdoni i suoi peccati e lo introduca nella gioia della vita eterna. Gesù con la forza del suo mistero pasquale ha il potere di risollevarlo dalla morte e renderlo partecipe della sua risurrezione. Per questo siamo qui riuniti. Ci facciamo guidare dalla Parola di Dio nella festa di oggi (i Santi Arcangeli) e da alcuni tratti biografici per entrare nel mistero della vita che passa attraverso la morte.

1. La Parola di Dio

Ecco davvero un Isrealita in cui non c’è falsità… questa affermazione di Gesù pone l’accento sulla veridicità e la schiettezza del personaggio di Natanaele. In lui quello che era nel cuore e nella mente usciva sotto forma di commento dalla bocca. Non c’era incongruenza tra quello che sentiva, quello che pensava e ciò che diceva. Questo cuore puro, che Gesù ha riconosciuto, ha permesso a Natanaele di meravigliarsi, di credere, di riconoscere Gesù e di seguirlo. È uno dei più bei complimenti che Gesù fa nei Vangeli: un uomo senza doppiezza è da lodare! Al contrario degli scribi e dei farisei che sono ipocriti, fanno vedere davanti e all’esterno un volto buono e osservante, ma al loro interno c’è tutt’altro che invidia, orgoglio, superbia, avarizia, tenerci a fare bella figura. Mi sembra di ritrovare questa traccia di schiettezza nelle pieghe del carattere di don Piermarino: ha sempre detto quello che pensava anche se a volte ciò comportava una fatica da parte di altri ad accettarlo. Personalmente ho sempre fatto questa esperienza: cogliere la sua schiettezza che leggeva le situazioni con retta intenzione. Anche gli ispettori nelle lettere che si scambiavano con lui hanno sempre evidenziato il carattere schietto e sincero di don Piermarino. L’autenticità di Natanaele ha attratto Gesù e gli ha permesso di chiamarlo gratuitamente a seguirlo più da vicino come apostolo. La mancanza di falsità nel cuore di uomo genera la possibilità di “vedere il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”. Questa visione, simile alla scala di Giacobbe, rappresenta il manifestarsi di Gesù in tutta la sua gloria. È possibile vedere Gesù quando si è veri, autentici, puri e schietti. È una realtà che don Piermarino ha sperimentato lungo il corso della sua vita e all’interno di fatiche, sofferenze, incomprensioni è comunque riuscito, con la grazia di Dio, a rimanere fedele, aperto, con una grande speranza in Dio che può colmare tutte le lacune e mancanze presenti in una vita umana. Il fico nella Bibbia è segno della sapienza, dell’essere maestro in Israele “ti ho visto sotto il fico” e La Sapienza è la caratteristica che dà la possibilità di incontrare e riconoscere Dio nella propria vita. La passione per la lettura fino all’ultimo tratto della sua vita, l’amore alla Sapienza e alla cultura hanno caratterizzato l’esistenza di don Piermarino, il quale prima come uomo di scuola, come docente preparato, e poi come viceparroco ha donato a piene mani quanto attraverso gli studi aveva appreso. Un altro elemento della Parola di Dio che emerge in modo chiaro è la perseveranza fino alla fine. Dice l’Apocalisse “ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio”. Il tempo non è l’attimo fuggente, non è neanche l’entusiasmo iniziale, per arrivare a vivere in pienezza occorre sperimentare il “tutto è compiuto” che Gesù pronuncia dalla croce. Ecco la vera dimensione del tempo e di conseguenza di una vita umana: compiere tutto, fino alla fine, con perseveranza. L’autore sacro continua dicendo di coloro che sono morti martiri: “essi lo hanno vinto grazie al sangue dell’Agnello e alla parola della loro testimonianza, e non hanno amato la loro vita, fino alla morte”. Solo la perseveranza fino alla fine, fino alla morte, offerta grazie al sangue dell’Agnello Gesù, permette la vittoria, quella con la “V” maiuscola. Vivere una malattia come il tumore fino alla fine, con tanta dignità, rendendosi conto di quello che accade ed essere sereni, affidati, con la grande speranza di incontrare Gesù: è la testimonianza più bella che don Piermarino ci ha lasciato. È possibile essere credenti fino alla fine e così si diventa salesiani credibili.

2. I tratti biografici

Don Piermarino nasce il 12 ottobre 1937 a San Leo (Pesaro) da papà Marino e mamma Filomena. A 13 anni nel 1950 entra nell’aspirantato salesiano di Loreto compiendo gli studi della scuola media e del ginnasio. Al termine dell’aspirantato a 18 anni scrive la domanda di ingresso in noviziato: “ho potuto constatare veramente e con sicurezza che il Signore e la Madonna mi chiamano al loro servizio… mi sono trovato dinanzi due strade: l’una larga e spaziosa, l’altra stretta e scomoda. Ho scelto la seconda perché so che porta con più felicità al Cielo”. I giudizi di coloro che ne curano la formazione esprimono che dimostra “buona volontà e pietà buona, va bene negli studi, le sue intenzioni sono rette riguardo la vocazione, anche se lungo gli anni ha avuto qualche dubbio”. Vive l’anno di noviziato a Lanuvio dal 55 al 56, al termine del quale chiede di diventare salesiano per “poter salvare la sua anima e quella di tanti altri” ed emette la sua prima professione religiosa. Il cammino di maturazione è ancora agli inizi, infatti, oltre una capacità e pietà sufficiente, manifesta un carattere tendente alla leggerezza…”. Dopo la prima professione studia il corso liceale a San Callisto dal 56 al 59. Prova a migliorarsi: “in questo periodo ho fatto del mio meglio per progredire in virtù e perfezione. Riconosco che avrei dovuto fare di più, ma la buona volontà ce l’ho messa e il Desiderio di ascendere è in me sempre vivo”. Anche i suoi superiori notano una crescita: “carattere vivace ma buono, anche con qualche atteggiamento di scarsa generosità…” Vive il tirocinio pratico prima a Loreto e poi a Faenza e nel 1962 emette la sua professione perpetua “conscio della pochezza dei miei mezzi e delle mie forze, invoco l’aiuto di Dio e della Vergine…mi concedano la speranza e la costanza nel bene”. Ancora si vede un miglioramento e una crescita nella sua consacrazione grazie alla sua “ottima intelligenza e capacità didattica, alla vita di pietà regolare, ad un buono spirito di sacrificio e senso di responsabilità”. Permangono ancora da migliorare in lui qualche durezza di carattere nella relazione educativa, tuttavia anche se su questo punto ha cercato sempre di migliorare. Già da questi anni emerge la forza nel difendere il suo punto di vista. Dopo la professione perpetua viene inviato a studiare teologia a Castellammare di Stabia e a Salerno dove viene ordinato sacerdote il 7 marzo 1966: “il Signore che si è benevolmente degnato di volgere lo sguardo su di me per farne un testimone fra gli uomini del suo messaggio di salvezza, voglia essere la mia forza nel pericolo e il faro luminoso nel dubbio e nell’incertezza”. Dopo il sacerdozio lo troviamo a Faenza dal 66 al 70, a Forlì dal 70 al 71, a Macerata dal 71 al 72, a Fossombrone dal 72 al 73, a Ravenna dal 73 al 79, a Perugia dal 79 all’88, a Faenza dall’88 al 90, durante questi primi anni di sacerdozio è stato sempre insegnante e consigliere nella scuola salesiana, ha anche conseguito la laurea in lettere nel 1975, e dopo molti anni di insegnamento ha chiesto di fare esperienza in altri campi della missione salesiana. Abbiamo ritrovato un interessante corrispondenza tra lui e l’Ispettore, in cui sempre in modo schietto e rispettoso, un po’ come Natanaele, manifestava il forte desiderio di essere trasferito dalla scuola in un altro campo di missione giovanile, lo vediamo quindi impegnato ad Ortona dal 90 al 97 come vicario ed economo in un’opera con la formazione professionale, poi di nuovo rientra nella scuola di Macerata dal 97 al 2011. Dal 2011 al 2015 ad Ortona, dal 2015 al 2021 ad Ancona come collaboratore in parrocchia, dal 2021 al 2022 nella comunità Artemide Zatti.

Invochiamo insieme per te l’intercessione dei Santi Arcangeli:

1. Michele “chi è come Dio” interceda per te perché il Maligno e il regno degli inferi sia allontanato definitivamente da te e tu possa godere dell’onnipotente bontà del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

2. Gabriele “fortezza di Dio” interceda per te affinché la fortezza nell’affrontare le situazioni difficili della vita e la continua ricerca della pace che hai sempre cercato nella tua vita possa ora trovare quiete nel Dio della vita.

3. Raffaele “medicina di Dio” interceda per te perché le sofferenze vissute nell’ultimo tratto di strada possano essere trasfigurate e trasformate nella gioia senza fine che fin dall’inizio hai cercato e sperato.

Maria Ausiliatrice e don Bosco veglino su di te, sulla comunità Artemide Zatti e su tutta l’Ispettoria. Buon riposo caro don Piermarino.